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Clubhouse: ascesa e declino

Clubhouse, la popolare piattaforma social si è rivelata un flop. Infatti, secondo quanto riportato da Sensor Tower, il numero di utenti di Club house ha registrato una flessione, passando da oltre 9,7 milioni di download nel mese di febbraio ai soli 922.000 di aprile. Inoltre, lo stesso Sensor Tower certifica di come le recensioni negative su Clubhouse superino di gran lunga quelle positive, volte a sottolineare una critica nei confronti del social.

 Ma che cos’è Clubhouse? E da che cosa è scaturito il ribasso del numero degli utenti?

Clubhouse è una piattaforma social lanciata da Paul Davison e Roan Seth nel marzo del 2020. Nata come startup, Clubhouse ha raccolto 110 milioni di dollari di finanziamenti, coinvolgendo anche Andreessen Horowitz e Andrew Yang, quest’ultimo uno dei principali candidati nelle ultime primarie dei Democratici negli Usa.

Gli ultimi round di investimenti, il series B di febbraio e il series C di aprile hanno fatto salire la valutazione della società rispettivamente a 1 miliardo di dollari e 4 miliardi, rendendo ClubHouse un unicorno (società non quotata che vale più di un miliardo,) a tutti gli effetti.

 L’app non prevede l’invio di testi scritti, foto o messaggi vocali registrati, L’interazione avviene mediante talk in diretta in apposite stanze, senza la possibilità che le conversazioni vengano salvate o registrate.

La community di Clubhouse è formata essenzialmente da una piccola community di una decina di migliaia di persone, community dotata di un dispositivo IOS, unico al moneto sul quale è possibile installare l’app.

Ma quali sono i limiti riscontrati da ClubHouse? Come spiegato da Pierluca Santoro, esperto di marketing e comunicazione e project manager di DataMedia Hub, Clubhouse richiede un’enorme mole di tempo, con il rischio di non poter partecipare ad un determinato evento e quindi di non poterlo rivedere in un secondo istante.

Altro aspetto sottolineato dallo stesso manager è l’assenza di verifiche sui contenuti, ossia gli utenti che interagiscono. Infatti, non c’è nessun controllo sui dibatti fra gli utenti, con il rischio che vengano a crearsi delle situazioni spiacevoli all’interno delle stanze.

In aggiunta, un ulteriore aspetto preoccupante è quello della poca utilità nel comunicare all’interno del social dato il piccolo bacino di utenti, orientandosi su altre piattaforme più appetibili.

In ultimo aspetto, vi è il problema del trattamento dei dati, questione già sollevata a febbraio dal Garante della Privacy per le molteplici violazioni delle regole italiane ed europee. Infatti, vi è poca trasparenza su dove vadano a finire i dati e poca tutela su dove quest’ultimi vadano a finire. Insomma, problemi e limiti che rischiano di mettere a repentaglio la sopravvivenza della piattaforma social.

Come se non bastasse, anche le piattaforme concorrenti stanno sviluppando le chatrooms audio, come Twitter che ha lanciato nel mese di aprile la sua nuova funzione Spaces.

Sarà sufficiente l’aumento del bacino di utenti sui dispositivi Android a risolvere alcuni problemi? O Clubhouse finirà nel dimenticatoio?

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