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La crisi europea guardata attraverso i saldi Target2

L’unione monetaria del 2000, con la liberalizzazione del mercato e il cambio fisso, portò ad un aumento dei prestiti interbancari. Ciò portò una convergenza dei tassi interbancari e dei tassi d’interesse sui titoli sovrani verso il livello più basso. Avere una moneta comune rende migliori e stabili i commerci e porta a migliori condizioni economiche e finanziarie dell’eurozona. La situazione, purtroppo, è cambiata a partire dalla crisi finanziaria del 2008, a cui segui la crisi europea; ciò, portò un aumento dei saldi Target2, e quindi di quei crediti e dei debiti che si hanno nei confronti dell’eurozona.

A questa crisi se ne è aggiunta un’altra, pochi anni dopo con l’allargamento dello spread dei titoli sovrani; per tamponare la situazione e far rientrare gli spread, si è agito creando diverse istituzioni europee, ad esempio il MES. Ma a più di 10 anni, e al netto della crisi pandemica, siamo convinti che quei venti di instabilità se ne siano andati?

Il Target2

Per rispondere a questa domanda basterebbe guardare il sistema di pagamenti Target2, regolati in moneta di banca centrale (le riserve bancarie).

Tali operazioni, disposte per la maggior parte da soggetti privati, danno origine a saldi bilaterali nei conti TARGET2 delle banche centrali degli Stati della UE. Questi saldi sono compensati con la BCE su base giornaliera, determinando per ogni BCN un’unica posizione bilaterale netta verso la BCE. Il saldo nei confronti della BCE derivante da TARGET2 nonché gli altri saldi interni all’Eurosistema, sono esposti nello stato patrimoniale in un’unica posizione netta. Se attiva, alla voce altri crediti nell’ambito dell’Eurosistema (netti); se passiva, alla voce altre passività nell’ambito dell’Eurosistema (nette).

Fuga di capitali

L’interruzione prolungata del funzionamento di TARGET2 può avere gravi ripercussioni sui mercati finanziari, con potenziali ricadute sistemiche globali. Per garantirne la massima resilienza, le strutture necessarie all’esercizio del sistema sono replicate in due diverse regioni europee (Italia e Germania), ciascuna delle quali ospita a sua volta un sito operativo primario e uno di back-up. Questo modello di business continuity consente il ritorno alla piena operatività di TARGET2 entro due ore dall’arresto.

Così, le banche a corto di liquidità, sono riuscite a trovare la liquidità per le operazioni ordinarie tramite il sistema Target2.

Euro Crisi Monitor
Saldi Target2

Come si nota in figura, i saldi Target2 sono aumentati dopo il 2007 facendo crescere il credito Target2 della Germania. Infatti, a causa del blocco dei prestiti sul mercato interbancario, dove le banche con più riserve diminuirono i prestiti ai paesi della periferia considerati insolventi. Se non fosse intervenuta la BCE, le banche in difficoltà di riserve avrebbero dovuto sostenere un costo molto elevato per rifinanziarsi; infatti, se manca liquidità i tassi d’interesse aumentano. Ma i saldi aumentarono anche perché gli stati in difficoltà hanno emesso titoli sovrani per finanziarsi, e questi titoli sono stati acquistati dalle banche dei paesi in difficoltà con i finanziamenti della BCE. Parte di quel denaro è andato anche per acquistare titoli sovrani emessi dai paesi con finanze pubbliche migliori, come Francia e Germania.

I saldi Target2 si chiuderanno se…

L’andamento è sempre stato crescente fino al 2012. Fino a qui, le banche hanno avuto accesso ai prestiti per riacquistare titoli domestici in scadenza, non più rinnovati da investitori dell’Europa del nord; e per liquidare prestiti ottenuti dalle banche del centro Europa attraverso quella che è stata chiamata da Rostagno (2021) la “sostituzione delle passività”. In generale, il credito dell’Eurosistema alle banche dei paesi più deboli è andato per coprire una perdita di depositi.

Nel tempo, questi saldi Target2 sono sempre aumentati (tranne una breve pausa durante il 2012-2015 grazie alle parole di fiducia di Draghi); emerse lo stato di indebitamento in cui caddero gli stati europei, nonché una crisi di sfiducia tra istituzioni e banche europee che persiste ancora oggi. La crisi, credo, si concluderà quando tutti saldi saranno chiusi e torneranno alla stato di partenza del 2000; cioè, quando anche i tassi d’interesse applicati dalla BCE sul mercato interbancario ritorneranno in territorio positivo. E’ risaputo, infatti, che tassi d’interesse portati in territorio negativo, a lungo andare scoraggiano gli investitori nel programmare investimenti di lungo periodo; nel senso che, se si aspettano tassi di sconto migliori rimandano, oppure perché alle banche, dall’altra parte, non è conveniente prestare; questo perché, su di esse cade il costo di un maggior leverage e di un eccesso di riserve non remunerato.

Così, per fare utili, le banche sono costrette ad aumentare i costi del conto corrente, a causa della riduzione del margine d’interesse, sceso negli ultimi anni in modo significativo, e a rivedere i propri portafogli, composti per buon numero da titoli che hanno rendimento negativo.

L’inflazione che abbiamo in questo periodo potrà dare una mano per migliorare la condizione in cui si trovano adesso le banche, ma questa non deve essere sacrificata per dimenticare che la via della crescita è ben altra. Ci sarà bisogno di maggiore integrazione e condivisione del rischio tra tutti i paesi, e questi non devono dipendere dalla banca centrale in modo continuo e senza scadenza. Ci dovrà essere un limite, ne vale per la credibilità di tutta l’area euro e non solo.

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