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Crisi nella crisi, il mercato delle commodities

L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e le sanzioni ad essa imposte dall’Occidente hanno riacceso il rally al rialzo del prezzo delle materie prime; già iniziato con le riaperture post-pandemiche. Questa crisi, da molti ritenuta improbabile, ha costretto l’Europa a ripensare gli obiettivi relativi alla “transizione verde”. La commissione europea, rappresentata da Ursula von der Leyen, si è di recente espressa a favore della riduzione della dipendenza dell’Unione dalla Russia. Il piano Europeo prevede infatti un’indipendenza totale da fonti fossili russe per il 2030 e una riduzione entro l’anno di due terzi dell’import, in particolare di gas e petrolio; in risposta ai recenti sviluppi geopolitici.

La dipendenza dell’Europa

Al momento l’Europa è fortemente dipendente dall’importazione di materie prime per la produzione di energia, infatti il 90 % del gas naturale è acquistato all’estero, di questo il 45%  proviene dalla Russia. Per quanto riguarda il petrolio e il carbone dipendiamo da Mosca rispettivamente per il 25% e il 45% del totale importato. Il problema non riguarda esclusivamente l’approvvigionamento energetico, bensì coinvolge anche altre commodities, impiegate in ambito tecnologico (es. nichel, litio) e alimentare (es. grano).

Gas e Petrolio

Le prime due commodities che analizzeremo sono il petrolio e il gas. Dopo aver raggiunto un valore negativo nell’Aprile del 2020, il WTI ha mostrato un andamento costantemente crescente nel corso del tempo; riallineandosi ai prezzi pre-pandemici, grazie alla ripresa dell’attività economica globale (Figura 1). In tempi recenti si è però osservato un incremento “esponenziale” dovuto alla guerra e all’aumentato protezionismo internazionale, a seguito delle sanzioni imposte dall’Occidente.

Figura 1 Futures petrolio WTI (fonte: elaborazioni proprie su dati Yahoo Finance)

Un discorso simile può essere fatto per il gas naturale. Partendo da un prezzo in linea con quelli stagionali, in seguito alle riaperture si è assistito ad un incremento della domanda e quindi del prezzo (Figura 2).

Figura 2 Futures Gas naturale (elaborazioni proprie su dati Yahoo Finance)

Una situazione particolarmente critica si osserva però dalla fine del 2021 ad oggi; dove la volatilità del prezzo del gas naturale è esplosa. Questo fenomeno è stato accentuato dalle tensioni geopolitiche e militari tra Occidente e Russia, principale partner economico per quanto riguarda questa commodity. Tra i più esposti troviamo Germania e Italia, che hanno una dipendenza dall’import molto più accentuata rispetto alle altre economie dell’eurozona. Per quanto durerà questa guerra? Se la situazione non dovesse risolversi in tempi brevi, attraverso negoziati e soluzioni diplomatiche, il prezzo sembra destinato a mantenere questi livelli di variabilità.

Questa incertezza e queste quotazioni sui mercati si sono ripercosse in maniera massiva sui prezzi retail di molti prodotti, tra cui: benzina, diesel e alimentari, creando tensioni inflazionistiche “sconosciute” da più di vent’anni in Europa.

Litio e Nichel

Un discorso simile può essere fatto per i prezzi di litio e nichel, come vediamo dai due grafici qui sotto.

Figura 3: Futures Nichel 3M (fonte: LME)
Figura 4 Futures Litio 3M (fonte: LME)

Come si può osservare dai due grafici anche il prezzo del Nichel (Figura 3) e del Litio (Figura 4), fondamentali per la creazione di prodotti tecnologici (ad esempio batterie e microchip), hanno presentato una continua crescita.

La spinta al rialzo del prezzo del Nichel è stata accentuata dai venti di guerra in Europa. La Russia è infatti il principale fornitore per il “Vecchio continente”, con circa sette milioni di tonnellate. Le ritorsioni occidentali e l’interruzione dei rapporti di import/export hanno certamente influito sul suo andamento.

Per quanto riguarda il litio ed anche altri metalli non ferrosi, le motivazioni di fondo per la crescita del prezzo sono da ricercarsi in una domanda crescente; soprattutto in funzione della transizione ecologica e della probabile massiva adozione di veicoli elettrici. Questo fatto può mettere in crisi, insomma, l’agognata decarbonizzazione basata sui veicoli elettrici.

Il grano

La situazione per quanto riguarda il grano è in parte simile.

Come è possibile osservare in Figura 5 l’Europa dipende per il 37% delle forniture di grano da Ucraina e Russia; che risultano anche essere tra i massimi player nel mercato globale (circa un quarto delle esportazioni totali).

Figura 5: Figura 6 Import Grano EU (fonte: EU Cereals Trade 2021/22 Marketing Year July – November, 21 January 2022)

Come è possibile osservare in Figura 5 l’Europa dipende per il 37% delle forniture di grano da Ucraina e Russia che risultano anche essere tra i massimi player nel mercato globale (circa un quarto delle esportazioni totali).

La recente crisi e le relative tensioni rendono l’economia ucraina isolata de facto dal resto del mondo; e questo, assieme all’inasprimento dei rapporti commerciali con la Russia, mette potenzialmente a rischio tali forniture. Il prezzo del grano sconta l’aspettativa di una carenza futura di tale commodity; tutto ciò ha contribuito ad un’impennata della sua quotazione, come osservabile in Figura 6, dove la linea rossa rappresenta la data dell’invasione del territorio ucraino.

Figura 6: Futures grano (fonte: elaborazioni proprie su dati NASDAQ)

Per tirare le somme…

Alla luce dei recenti sviluppi geopolitici ed agli eventi sopra elencati non si può certamente pensare ad una stabilizzazione delle quotazioni in tempi brevi; o almeno fino a quando non si sarà raggiunta una soluzione internazionale a quello che è il conflitto alle porte dell’Europa che si sta consumando in queste settimane. L’incertezza governerà ancora per un pò le aspettative ed i mercati.

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