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Dalla Spagna…con furore: la storia di Juan Pujol

Oggi, 6 giugno, ricorre il settantasettesimo anniversario dello storico sbarco in Normandia che – nel 1944 – rappresentò una delle svolte decisive a favore degli Alleati nella guerra in Europa contro il nazifascismo: l’apertura di un “secondo fronte” in Europa – richiesta da Stalin per alleggerire la pressione che le armate tedesche stavano mettendo ai russi sul fronte orientale – era ora realtà: 850mila uomini e 148mila veicoli appartenenti agli eserciti Alleati (in prevalenza statunitensi, britannici e canadesi; ma anche Francesi – di quelli che non si erano allineati alla decisione collaborazionista del generale Petain e che riconoscevano come capo il generale De Gaulle –, greci, polacchi, belgi, norvegesi e lussemburghesi) sbarcavano sulle coste francesi per dare il colpo finale alle potenze dell’Asse in Europa. Gesta di uomini che sicuramente rimarranno scolpite nella storia, anche se esse non sarebbero forse state possibili e vittoriose grazie all’aiuto di un uomo della cui storia e del cui operato parleremo in questo articolo.

Il protagonista della nostra storia si chiama Juan Pujol Garcia, cittadino spagnolo nato il 14 febbraio 1914. Figlio di un industriale catalano, studiò alla Royal Poultry School di Arenys de Mar. Secondo la sua testimonianza, quando scoppiò la guerra civile spagnola seguì il codice etico instillato in lui da suo padre, che era morto pochi anni prima. Juan decise di evitare le prime linee e di non partecipare al conflitto. Questa decisione lo portò a rimanere nascosto alle forze repubblicane per due anni. Infine, si arruolò con loro solo per poi fuggire dalle trincee repubblicane, cambiando schieramento e unendosi alla fazione nazionalista. Quando la guerra terminò con l’ascesa di Adolf Hitler in Germania nel 1939, García fu lasciato con un aspro disprezzo sia per il fascismo che per il comunismo – e, per estensione, per la Germania nazista e la Russia sovietica. Sentendosi fermamente alienato da ciò che aveva vissuto, García aprì un motel a una stella a Madrid e rimase disgustato da ciò che vide nel suo paese. Sviluppando una forte avversione tanto nei confronti dell’Unione Sovietica quanto nei confronti di Hitler e dei fascismi, allo scoppio della Seconda guerra mondiale Pujol decide di mettersi a disposizione dei servizi segreti britannici come spia per riferire delle operazioni tedesche in Spagna – Paese che, ricordiamolo, pur essendo formalmente neutrale lasciava transitare truppe e unità navali sul suo territorio e sulle sue acque). Garcia era quanto di più lontano si possa immaginare dalla classica spia: era un uomo del tutto ordinario, calvo, e dai grandi occhiali con una pesante montatura nera; e sebbene avesse una grande determinazione, essa non risultava supportata da alcuna preparazione tecnico-militare. Quello di cui Pujol era estremamente dotato, però, era una grande inventiva, grazie alla quale si guadagnò il supporto iniziale del nemico, l’Abwher (il servizio segreto della Germania Nazista) dichiarandosi un simpatizzante nazista che voleva diventare una spia tedesca in territorio britannico (tant’è che per dimostrare la sua esperienza in territorio inglese fabbricò addirittura un passaporto falso allo scopo di farsi arruolare per quel compito). Sotto il nome in codice di “Arabel”, la prima missione di Pujol assegnatagli dall’Abwher fu quella di creare una rete di agenti tedeschi in territorio britannico; attività che – in realtà – svolse in maniera tanto fittizia quanto credibile; tant’è che gli inglesi stessi, nel corso della sua attività, si iniziarono ad interrogare su chi fosse questo agente tedesco che operava in territorio britannico. Pujol, infatti, creò da Lisbona (infatti, avendo un passaporto falso, non poteva effettivamente recarsi in Gran Bretagna) una fitta rete di agenti fantasma di cui inviava costantemente falsi rapporti e false operazioni, adducendo come prova – da lui ad arte fabbricata – persino i rendiconti delle spese di viaggio consultando una lista di prezzi da una guida delle ferrovie britanniche. Finalmente, nel 1942, Pujol scopre le carte con i Britannici, i quali ovviamente lo reclutarono nelle proprie fila con il nome in codice di “Garbo”, un probabile riferimento a Greta Garbo per sottolineare la sua poliedricità e capacità di adattamento “da attore”. Sotto la supervisione di Thomas Harris, Pujol continua a passare informazioni false (oppure non recenti) ai tedeschi, i quali (dopo una dichiarazione di morte del suo “agente” localizzato a Liverpool) si convinsero a tal punto della bontà delle sue informazioni che decisero addirittura di pagare una pensione alla “vedova” del presunto agente.  L’agente GARBO dimostrò il suo valore agli inglesi durante l’Operazione TORCH, la campagna britannica in Nord Africa. García riferì la verità ai suoi superiori nazisti: che un convoglio di navi da guerra britanniche, dipinte in mimetica mediterranea, si stava dirigendo verso porti strategici attraverso il Nord Africa. Peccato (anzi, per fortuna) che quelle informazioni arrivarono in ritardo: Harris e Pujol si premurarono infatti di inviare una lettera in cui si fornisce il giorno e l’ora esatti dello sbarco alleato in Africa una volta che è già avvenuto, retrodatando la missiva di una settimana. I tedeschi a cui il messaggio accurato arriva in ritardo, attribuiscono lo stesso alle falle del servizio postale dovute alla guerra e si convincono della qualità di prim’ordine delle informazioni inviate dall’agente Arabel.

La vera svolta di Pujol, quella che lo consacrò come il maestro dell’intelligence che viene considerato tutt’ora, è il ruolo centrale da lui assunto nel quadro più ampio dell’operazione “Fortitude”, atta a sviare l’intelligence nazista sul luogo e le modalità dello sbarco in Normandia. Pujol, infatti, fu incaricato di trasmettere ai nazisti delle false informazioni in merito a dei movimenti di truppe fasulle, la First United States Army Group (un’armata formata da carri armati ed aerei gonfiabili e sagome di legno raffiguranti soldati ed al cui comando, proprio per essere credibili, fu messo a capo il famoso generale George S. Patton), per far credere che lo Sbarco in Normandia sarebbe avvenuto non – appunto – nel luogo in cui gli Alleati sarebbero effettivamente sbarcati. Mobilitando la sua falsa rete di spie, Pujol fece sì che i tedeschi credettero all’intenzione – erronea – degli Alleati di voler sbarcare a Pas de Calais i quali avevano deciso – invece – di sbarcare tra Cherbourg e Le Havre, proprio per incontrare la minor resistenza possibile da parte del Vallo Atlantico di Hitler. 

Il 3 Giugno, sotto il nome di Arabel, Pujol trasmette ai tedeschi che nuove truppe statunitensi appena arrivate devono ancora addestrarsi; il che porta gli alti comandi a Berlino concludono che lo sbarco non avverrà prima di due mesi e qualsiasi manovra precedente non sarà altroché un diversivo. Pujol non fa altro che confermare e gli Alleati per dare maggior vigore alla messa in scena bombardano incessantemente Pais-de-Calais già da fine Maggio ’44. Così arriva il fatidico giorno, il D-Day, in cui nei piani di Eisenhower e Montgomery le truppe sarebbero dovute sbarcare sulle 5 spiagge (Omaha, Uthah, Sword, Juno e Gold) per poi aprirsi la strada oltre il litorale e creare nelle prime 24 ore un fronte di 15 km nell’entroterra normanno che sarebbe servito da testa di ponte per i rifornimenti e la successiva avanzata in Francia. L’operazione di Pujol riesce a tal punto bene che un messaggio di Pujol, inviato il 9 giugno, in cui si sostiene appunto che tali manovre fossero soltanto un diversivo, finì nientemeno che nelle mani di Hitler il quale – ricevuto il messaggio di Pujol/Arabel/Garbo – ordinò immediatamente alla I divisione SS Panzer, che si dirigeva in Normandia, di fermarsi. Si fermò anche la XV Divisione da Pais-de-Calais. Harris e Puyol non essendo sicuri che il piano abbia funzionato, continuarono a trasmettere incessantemente messaggi all’Abwehr sui preparativi del fasullo attacco a Calais. Gli inglesi sfoderarono lungo le loro coste, nelle zone indicate nei rapporti di Pujol, i tanti aerei di cartapesta, carrarmati e mezzi anfibi gonfiabili prontamente fotografati dai ricognitori della Luftwaffe, facendo sì che l’operazione riuscita a tal punto bene che il comando tedesco all’epoca credette che l’operazione Overlord fosse null’altro che un diversivo.

Alla fine della guerra, l’uomo che ingannò Hitler, ricevette un doppio riconoscimento: la Victoria Cross dagli Inglesi, per essere stato colui che contribuì in maniera significativa alla vittoria deli Alleati nella Seconda guerra mondiale e la Croce di Ferro dai tedeschi, per essere stato un “leale” collaboratore. Si ritirò, a guerra finita, con la famiglia nell’America latina dopo aver inscenato la sua morte in Spagna (morte alla quale credette addirittura lo stesso Harris). Anni più tardi, proprio nel teatro di Guerra che lo aveva visto come eroe sconosciuto e troppo poco celebrato, Pujol incontrò di nuovo Harris spegnendosi poi all’età di 76 anni.

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