Finanza, Scienze economiche

Default russo: sempre più vicino?

Oggi, 16 marzo, è il “D-Day” per la Russia: scade, infatti, il pagamento di 117 milioni di dollari di cedole dei bond russi espressi in valuta estera. Tutto ciò potrebbe sembrare “normale”; ma alla luce delle sanzioni imposte per via della guerra in Ucraina, tra le quali c’è il proprio congelamento delle riserve di valuta internazionale, potrebbe rivelarsi il “giorno del giudizio”; con gli operatori che si preparano ad un possibile default russo. Cosa accadrà? Vediamo alcune previsioni.

Le dichiarazioni di Putin…

Nonostante la situazione valutaria in Russia sia estremamente complicata, con un Rublo in caduta libera, inflazione e difficoltà economiche e finanziarie per molti russi ordinari, il presidente Putin (responsabile della guerra in Ucraina) sembra sapere il fatto suo; non manifestando particolari preoccupazioni circa la capacità del rublo russo di essere accettato come mezzo di pagamento.

In caso contrario, il presidente russo si è detto pronto ad utilizzare le riserve auree e quelle di Yuan per pagare i debiti con l’estero; tentando quindi di tranquillizzare i mercati.

…e la realtà dei fatti

Gli analisti, tuttavia, sono molto meno ottimisti sulle capacità russe di onorare le proprie obbligazioni; soprattutto perché oltre alla scadenza del 16 marzo si avvicinano sempre di più altre due date (il 31 aprile ed il 4 aprile), giorni in cui scadrà un’obbligazione da più di due miliardi di dollari. Come riporta il New York Times, infatti,

La Russia è sempre più isolata dai mercati finanziari globali e gli investitori stanno perdendo la speranza di vedere i loro soldi. Mentre il governo si sforza di proteggere ciò che resta del suo accesso alla valuta estera, ha suggerito che avrebbe invece pagato i suoi debiti in dollari o euro in rubli. Ciò ha spinto le agenzie di rating del credito ad avvertire di un imminente default.

Questo anche perché, dall’inizio del mese scorso il rublo ha perso circa il 40% del suo valore rispetto all’euro e al dollaro; cosa che renderebbe difficile accettare un pagamento in rubli. In più, anche se i pagamenti venissero effettuati, le sanzioni economiche renderebbero difficile per i creditori occidentali l’accesso ai rubli se si trovano in conti bancari russi; creando un clima di incertezza legale (oltre che economica).

Dello stesso parere sono gli analisti di Reuters, i quali riportano che anche in sedi internazionali (oltre alle già citate agenzie di rating) si incomincia a parlare di default russo.

Ovviamente, tutto questo ha delle conseguenze. Come riportato in questa sede, infatti,

La Russia conta 40 miliardi di dollari di titoli sovrani diffusi a livello internazionale e suddivisi in una quindicina di emissioni in euro e in dollari, mentre i bond societari superano i 200 miliardi di dollari. Una eventuale insolvenza di Mosca coinvolgerebbe inevitabilmente anche i gruppi a partecipazione pubblica, a cominciare dai colossi del gas e del petrolio Gazprom e Rosneft […]

Quali conseguenze per l’Italia?

Le conseguenze per l’Italia sono, in questo senso, importanti. Stando a quanto riportato in un’intervista a “Repubblica” da Daniele Franco (ministro dell’Economia), infatti,

I bond russi nelle tasche italiane sono lo 0,16% dei 797 miliardi di esposizione finanziaria verso l’estero, mentre tutti i debiti russi sono il 2,3% del totale. I numeri potrebbero essere scesi nel 2021. Non per Intesa Sanpaolo e Unicredit, le due grandi banche italiane esposte insieme per 25,3 miliardi in Russia.

Chiaramente, quindi, il grado di impatto di un eventuale default russo dipendono dall’esposizione dei singoli attori; che nel caso italiano sono due banche a rilevanza sistemica. Una situazione da attenzionare, soprattutto per la rilevanza che Unicredit ed Intesa Sanpaolo hanno all’interno del panorama bancario europeo ed italiano. D’altra parte, il vero test  sarà il 15 aprile; perché le due cedole da pagare oggi prevedono un “periodo di grazia” di 30 giorni, lasciato per risolvere eventuali criticità.

Insomma, non una bella situazione né per i Russi, né per gli operatori internazionali che con la Russia intrattengono dei rapporti di scambio. Situazione la cui responsabilità è di un solo uomo, che dovrà rendere conto ai suoi collaboratori ed alla comunità internazionale per le sue azioni sconsiderate.

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