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Il dollaro frena, UK bocciata ed Europa in attesa BCE

dollaro business

I nuovi dati sull’inflazione del dollaro, il pil britannico sotto le aspettative e l’Europa in attesa delle manovre monetarie. Ecco le principali notizie economiche che influenzano l’andamento settimanale dei mercati.

La frenata del dollaro e deficit in aumento

Nella giornata borsistica del 10 dicembre, il DXY, l’indice che misura il potere del biglietto verde si attesta in calo a 96 punti. La performance settimanale dell’indice del dollaro contro le principali valute internazionali, si chiude sostanzialmente in parità, confermando però un trend decrescente dopo aver sfiorato i 97 punti a fine novembre. I nuovi dati sull’inflazione, che attestano valori massimi dal 1982, e sul deficit federale (+45,7 mld y/y) non spaventano gli investitori americani, che rimandano le decisioni strategiche alla conferenza FED di settimana prossima. Lo US30, perciò, chiude la settimana finanziaria con un rialzo del 3,3%. Confermano il trend rialzista Nasdaq, SP500 e Dow Jones performando un +3,86%, +3,18% e +2,5% su base settimanale.

UK sotto le aspettative

L’economia britannica nel mese di ottobre cresce dello 0,1%, non abbastanza per soddisfare le aspettative degli analisti. La stima di crescita infatti si attestava allo 0,4% ma a causa dei grossi problemi di approvvigionamento di beni d’importazione la catena produttiva d’oltre Manica rallenta. Il FTSE100, di conseguenza, chiude la seduta di venerdì con un ribasso dello 0,40%. Il timore degli investitori per gli effetti delle nuove restrizioni imposte dal governo frena il trend positivo settimanale della borsa londinese. Giovedì prossimo, sarà la Central Bank of England a dover agire per tranquillizzare i mercati rispetto a restrizioni covid, supply chain rallentata e trend inflazionistici.

Europa, Germania e il nuovo cancelliere

I listini europei chiudono la seduta del venerdì in negativo, prezzando non solo le notizie economiche interne, ma anche quelle americane e britanniche. La Germania del neo-eletto cancelliere Scholz si trova ad affrontare il più alto tasso d’inflazione degli ultimi 30 anni. La pubblicazione del dato sull’inflazione tedesca, che si attesta al 5,2%, determina una flessione del DAX30 dello 0,1%. Nonostante la frenata dell’ultima seduta, l’indice di Francoforte esce da una settimana positiva in ascesa del 3%. Crescita che è sintomo della fiducia degli investitori verso il nuovo “governo semaforo” insediatosi a Berlino.

Francia e Italia in attesa della BCE

L’indice parigino e quello milanese chiudono la seduta borsistica delineando lo stesso trend ribassista. Più contenunto per il CAC40 (-0,2%), maggiore per l’indice italiano FTSE MIB (-0,4%). Entrambi i listini e la loro volatilità giornaliera dimostrano la tensione degli investitori e l’attesa nei confornti delle decisioni di BCE della settimana prossima. Forti sono anche i timori degli investitori per le prospettive economiche dovute ad un inasprimento delle chiusure precauzionali per il covid nei mesi più freddi in arrivo. Le prospettive per una ripresa più lenta hanno pesato maggiormente per i titoli italiani del lusso: Ferrari -1,6% e Moncler -1,1%. Nonostante l’inciampo dell’ultima seduta, entrambi gli indici chiudono la settimana finanziaria in positivo dopo il pesante sell-off delle precedenti.

Materie prime: alla base dell’inflazione

L’incremento dell’inflazione di questi mesi è l’effetto congiunto di diversi fenomeni. Uno in particolare è l’aumento del prezzo delle materie prime che si riversa poi in tutti i segmenti della supply-chain globale. I mercati delle commodities dopo una leggera flessione delle scorse settimane tornano ad invertire la rotta, soprattutto quelli riguardanti i mercati dei futures petroliferi. Brent e WTI chiudono la settimana al rialzo del 7,8% e 8,5%. Il gas naturale segna una flessione settimanale vicina al 6% nonostante l’ultima seduta giornaliera lo veda al rialzo del 2%.

Oro e Argento ancora sotto tono

I due metalli preziosi per eccellenza dimostrano di non essere ancora attrattivi per il mercato come rifugio anti inflazionistico. Su entrambi pesa uno YTD negativo, sull’oro infatti si segna un -6% e sull’argento un -16%. La variazione settimanale dello XAU/USD è praticamente nulla, mentre lo XAG/USD chiude con un ribasso del 1,61%.

Bitcoin e Crypto

A differenza di oro e argento, Bitcoin e i principali crypto assets presentano degli YTD astronomici, in doppia o tripla cifra: BTC +77,50%, ETH +493% e ADA +685%. Proprio per questi rendimenti cumulativi da inizio anno cosi elevati, si iniziano a vedere importanti storni nel mercato, sintomo della volontà degli investitori di monetizzare gli alti gain ottenuti. Tutto ciò si traduce in una performance settimanale di Bitcoin negativa, che chiude al ribasso del 4,3%. Ethereum invece lascia sul terreno 7 punti percentuali, a seguire tutte le crypto minori con andamenti ancora più volatili e al ribasso.

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