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Game of policy: le interazioni strategiche tra politica fiscale e politica monetaria

Un argomento che in tempi di politiche espansive (sia dal lato fiscale che da quello monetario) è molto interessante da analizzare è l’interazione strategica tra le dinamiche della politica fiscale e quelle della politica monetaria. La coordinazione delle due politiche, in effetti, è di vitale importanza nel determinare dei determinati esiti in termini di cambiamenti nell’economia reale, dal momento che tanto un’espansione (o una contrazione) dal lato fiscale o da quello monetario hanno un certo tipo di impatto sul sistema economico. Ne parliamo nell’articolo di oggi, in cui vedremo alcune interessanti analisi di questo problema. Cominciamo.

Come abbiamo già detto in un altro articolo – in cui cercavamo di dare una lettura “giochistica” della geopolitica della Guerra Fredda – la teoria dei giochi è quel

“Modello matematico per lo studio delle ‘situazioni competitive’, in cui cioè sono presenti più persone (o gruppi di persone, o organizzazioni) dette appunto ‘giocatori’, con autonoma capacità di decisione e con interessi contrastanti”

Tale disciplina, specifica branca dell’economia, è quanto ci servirà oggi per capire in che modo la politica monetaria e quella fiscale possono interagire.

Un primo studio condotto sul tema risale al 2003 ed è stato condotto da due economisti italiani: Luca Lambertini e Riccardo Rovelli, del dipartimento di economia dell’università di Bologna). Questo studio tenta di esaminare le relazioni tra politiche monetarie e fiscali nel processo di stabilizzazione macroeconomica. Il modello suggerisce che ogni decisore politico preferisce, supponendo un modello di “gioco” à la Stackelberg”, essere il follower. Allo stesso tempo, entrambe le soluzioni Stackelberg sono preferibili, per ogni policymaker, alla soluzione di Nash. Lo studio sostiene inoltre che ci sia un modo naturale di scegliere tra i due giochi di Stackelberg e che di conseguenza il governo dovrebbe agire da leader e adottare una regola di politica fiscale basata sulla minimizzazione di una funzione di perdita, che interiorizza anche l’obiettivo della stabilità dei prezzi.

Un secondo studio, più ampio, cerca al contrario di derivare delle politiche fiscali e monetarie ottimali nel contesto di tre schemi di coordinamento: quando ogni istituzione minimizza autonomamente la propria perdita di benessere come un equilibrio di Nash di un normale gioco; quando un’istituzione si muove per prima e l’altra segue, in un meccanismo che somiglia in tutto e per tutto all’oligopolio di Stackelberg; e, quando le istituzioni si comportano in modo cooperativo, cercando obiettivi comuni. Tale studio, sebbene sia limitato ad uno scenario particolare (quello dell’economia del Brasile), raggiunge una conclusione opposta a quella dello studio degli economisti italiani, dal momento che sostiene che 

“I confronti tra i diversi regimi sono stati effettuati in termini di perdita sociale, sensibilità a parametri selezionati e delle funzioni di risposta all’impulso. Quando possibile, sono state derivate soluzioni analitiche per regole monetarie e fiscali ottimali. Nel caso del modello à la Stackelberg, tuttavia, a causa della complessità della soluzione, è stata ottenuta solo una simulazione numerica. L’approccio numerico ha fornito la prova della relativa superiorità per la leadership monetaria nella soluzione di Stackelberg. Pertanto, quando l’autorità monetaria si muove per prima, come accade se essa fosse la “Leader” in un ipotetico modello di Stackelberg, tenendo conto della politica fiscale ottimale ottenuta con la soluzione dell’equilibrio di Nash, si raggiunge la più piccola perdita sociale”.

Un terzo studio, più recente, amplia ancora di più la visione su questo tema e si concentra sulle relazioni che esistono tra il tasso di inflazione target ed il livello di deficit e debito che un governo è disposto a tollerare. Questo studio considera l’equilibrio di Nash nel caso si instauri un gioco tra le autorità monetarie e quelli fiscali di tipo non cooperativo, limitando l’analisi – e questo va detto – agli Stati membri dell’UE. Si presume che entrambe le autorità siano indipendenti nel processo decisionale, che prendano le loro decisioni indipendenti e rispondano alle reciproche decisioni in modo ottimale, mantenendo così il sistema in uno stato stabile. Il modello mostra che nell’equilibrio di Nash, il livello di budget deficit e dei tassi di interesse – essendo gli strumenti politici del governo e della centrale banca, rispettivamente, – dipendono da fattori esogeni come l’obiettivo di inflazione, base inflazione e limite al disavanzo imposte dal Trattato di Maastricht.

Le politiche fiscali e monetarie sono le principali politiche economiche che dirigono i movimenti dell’economia dei Paesi europei e non solo. L’implementazione efficiente ed efficace è cruciale quindi per la crescita del PIL. Un “game of policy”, insomma, in cui le due “casate” interagiscono in modo strategico e sinergico allo scopo di trovare delle soluzioni ottimali in termini di perdita sociale e risultati economici.

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