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Gas naturale: quali prospettive?

Il gas naturale è la seconda risorsa energetica primaria più importante nell’area dell’euro, dopo i prodotti derivati dal petrolio. È la fonte più importante di energia nel settore manifatturiero; e più del 90% del gas consumato nell’area dell’euro è importato. L’area dell’euro è dipendente dalle importazioni sia di prodotti energetici a base di petrolio che di gas naturale; mentre le energie rinnovabili e l’energia nucleare sono prevalentemente prodotte internamente, come possiamo vedere da questo grafico.

Da un punto di vista economico, l’energia basata sul petrolio è la più consumata, riflettendo principalmente il suo uso nel settore dei trasporti. Il gas è, al contrario, la fonte di energia primaria più consumata nel settore industriale e dai servizi (non di trasporto) e dalle famiglie (grafico A, pannello b). Il gas è anche una risorsa energetica marginale chiave nella produzione di elettricità; questo per la flessibilità delle centrali elettriche a gas e dell’infrastruttura generale del gas nel rispondere alle fluttuazioni della domanda di elettricità. La transizione verso le energie rinnovabili – dove la fornitura dipende da modelli meteorologici variabili – ha aumentato questa dipendenza. Esaminiamo, quindi, l’impatto degli aumenti dei prezzi del gas e di un possibile shock da razionamento sull’attività economica nell’area dell’euro.

Gas naturale: quali effetti sui prezzi?

Aumenti significativi dei prezzi del gas naturale possono smorzare l’attività economica sia attraverso il canale dei consumi che quello dei beni intermedi. Nel primo caso, i prezzi più alti riducono il reddito reale disponibile e il potere d’acquisto delle famiglie e quindi il consumo privato. Per quanto riguarda il canale dei beni intermedi, il gas è un input nei processi produttivi di molte imprese.

Il grafico B riporta l’uso del gas naturale da parte dei settori industriali ( classificati secondo la classificazione statistica delle attività economiche nella Comunità Europea (NACE2), distinguendo tra uso di trasformazione e uso finale.

Oltre al settore energetico, che trasforma il gas naturale in altre forme di energia, altri utilizzatori di gas sono le industrie chimiche, metallurgiche e artigianali; insieme ad alimenti e bevande.

Il ruolo delle supply chain

I collegamenti dati dalle catene di approvvigionamento amplificano la reazione dei produttori di beni e dei fornitori di servizi agli aumenti del prezzo del gas. L’amplificazione avviene perché più di due terzi del consumo di energia è attribuibile all’uso indiretto incorporato nelle prime fasi della produzione.

I settori più colpiti

Il grafico C mostra i 25 settori a più alta intensità energetica nell’area dell’euro; misurati in base alla quota di input dall’industria dell’elettricità, del gas, del vapore e dell’aria condizionata, dopo aver distinto l’approvvigionamento diretto di input dall’uso indiretto attraverso gli input di altri settori. Molti settori industriali hanno un uso diretto considerevole (specialmente il settore minerario e quello dei metalli e dei minerali). Altri usano per lo più l’elettricità e il gas indirettamente, soprattutto i settori industriali “a valle”; ma anche i settori dei servizi (legati ai trasporti, alla fornitura di acqua, all’alloggio e alla ristorazione).

L’input complessivo delle industrie produttrici di energia è particolarmente rilevante per i settori dei metalli di base, minerario ed estrattivo, della carta e della stampa e chimico.

Alcuni numeri

Per quanto riguarda le interruzioni delle supply chain, si stima che l’impatto diretto e indiretto di un ipotetico shock da razionamento del gas del 10% sul settore delle imprese riduca il valore aggiunto lordo dell’area euro di circa lo 0,7%. Per valutare l’effetto del razionamento dell’approvvigionamento, ipotizziamo, a scopo illustrativo, un calo del 10% della produzione del settore della fornitura di elettricità, gas, vapore e aria condizionata per i processi produttivi di tutti gli altri settori.

Come mostrato nel grafico B, questo settore è di gran lunga il maggior consumatore diretto di gas e la sua attività consiste in gran parte nella distribuzione di gas naturale e nella sua trasformazione in elettricità.

Va notato che la portata di questa simulazione è limitata; in quanto non considera l’impatto delle variazioni di prezzo, la complementarità, la sostituibilità gli effetti di equilibrio generale. Il grafico D riporta le perdite stimate per i paesi della zona euro. La stima suggerisce che il valore aggiunto lordo nell’area dell’euro potrebbe essere inferiore dello 0,7% in questo scenario di razionamento; con perdite significative per i paesi in cui la produzione dipende maggiormente dal gas e in cui la produzione dell’industria energetica rappresenta una quota considerevole del valore aggiunto.

Un modo alternativo per valutare l’impatto macroeconomico degli aumenti dei prezzi del gas è utilizzare modelli di equilibrio generale con una modellizzazione dell’energia. Il blocco energetico ricco del National Institute Global Econometric Model (NIGEM) permette di valutare l’impatto dell’aumento dei prezzi dell’energia nella zona euro; distinguendo quattro tipi di energia: petrolio, gas, carbone e rinnovabili.

Le stime precedenti suggeriscono che un aumento permanente dei prezzi del gas naturale a comporterebbe una riduzione del PIL dell’eurozona di circa lo 0,2% dai livelli di base sull’orizzonte di proiezione triennale standard.

Stime controfattuali

Simulazioni controfattuali basate sull’impennata dei prezzi del petrolio e del gas dall’inizio del 2021 suggeriscono un significativo impatto negativo sull’attività dell’area dell’euro nel 2022; con un picco nel primo trimestre. Al dicembre 2021, i prezzi a pronti e i futures del petrolio e del gas dell’area dell’euro suggerivano che i prezzi del gas naturale dell’area dell’euro avrebbero probabilmente raggiunto un picco nel primo trimestre del 2022, superando di quasi il 600% i livelli del primo trimestre 2021, per poi diminuire in seguito.

Condizionando questi percorsi, le simulazioni suggeriscono che l’attuale impennata dei prezzi del petrolio e del gas potrebbe ridurre la produzione dell’area euro di circa lo 0,2%; questo rispetto ai livelli base del PIL, entro la fine del 2022. Mentre l’impatto proporzionale degli aumenti dei prezzi del gas è inferiore all’impatto dovuto all’aumento dei prezzi del petrolio; l’entità degli aumenti dei prezzi del gas nei futures sull’energia rende i prezzi del gas il principale motore dell’impatto negativo sul PIL della zona euro.

Anche alla luce della recente crisi ucraina, che avrà sicuramente conseguenze sui prezzi delle materie prime, si prospetta un periodo interessante; dal quale ne usciremo, forse, economicamente più deboli.

Per altri approfondimenti sul tema, abbiamo preparato un video in merito disponibile al link qui sotto

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