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Gas russo, siamo arrivati a un bivio con Putin? 

Lo scorso 8 marzo la Commissione Europea ha presentato un piano (RePowerEU) per ridurre drasticamente la dipendenza della UE dal gas russo. Da una parte abbiamo già la promessa di Biden di venderci 15 miliardi di metri cubi (smc) di GNL nel 2022. Mentre negli anni passati gli Stati Uniti hanno perseguito l’obiettivo dell’autosufficienza energetica spingendosi a sviluppare tecnologie per rendere più conveniente la produzione nazionale di idrocarburi, questo non è stato fatto nell’UE. L’amministrazione americana può optare per un embargo di petrolio e gas naturale dalla Russia, mentre l’UE è costretta a prendere strade differenti.

Attiviamo presto il piano REpowerEU!

Nel 2021 abbiamo importato 155 miliardi di metri cubi di gas dalla Russia (figura sotto).  Per raggiungere gli obiettivi europei dobbiamo ridurre il flusso fino a circa 50 miliardi. Significa che in pochi mesi gli Stati europei dovranno sostituire circa 2/3 di tutto il gas naturale utilizzato per generare energia; non certo una passeggiata.

Elaborazione su Excel, EconomiaItalia

Una soluzione emersa dal piano RePowerEU porta a ridurre la dipendenza di 105 miliardi incrementando l’uso di 50 miliardi di metri cubi di gas GNL più costoso non russo, 10 mld via gasdotto da Algeria e Azerbaijan, 3,5 mld dall’incremento di produzione di biometano), accelerando il processo di elettrificazione del continente con 15 mld di gas risparmiati, più di 20 mld che arrivano dall’installazione di impianti di energia rinnovabile), e l’idrogeno verde (con 15 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile si risparmierebbero 25-50 mld di m3 di gas russo entro il 2030). Come è possibile notare, il contributo degli Stati Uniti copre meno della metà dell’obiettivo europeo sul Gnl. Per farsi un’idea dell’ordine di grandezza, i 15 miliardi di metri cubi promessi copriranno circa un quinto del fabbisogno italiano di gas.

Soluzioni dal lato della domanda di energia

La Commissione, invece, prevede di ridurre la richiesta di gas di 38 mld di m3 entro quest’anno dal lato della domanda. Investendo in eolico e solari si dovrebbero risparmiare circa 20 miliardi di metri cubi di gas. Altri 18 miliardi verrebbero dal risparmio ed efficientamento energetico a livello domestico. Infine, i restanti mld di m3 si ricaverebbero dal processo di decarbonizzazione delle industrie ad alta intensità energetica, anticipando l’attuazione del Fondo per l’innovazione. Non abbiamo ancora un piano dedicato alla creazione di centrali nucleari, un peccato perché poteva essere il momento giusto per utilizzare finalmente in larga scala le centrali modulari di quarta generazione.

E’ presente una misura che utilizza le centrali nucleari per ridurre di 13 miliardi la dipendenza dal gas russo, ma questa misura è assente nel REPowerEU. L’OIES ritiene fattibile la proposta dell’IEA ma solleva dubbi sulla disponibilità dei reattori nucleari in Francia, sulle tempistiche del pieno funzionamento dei nuovi reattori in Finlandia e Slovacchia e sulla chiusura della centrale in Belgio.

Putin gioca a poker e chiede pagamenti in rubli

Inoltre l’Europa dovrà difendersi dalla dichiarazione firmata di Putin sull’obbligo di dover pagare le forniture di gas non più in valuta pregiata ma molto presto in rublo. Cosa vuole portarci a fare davvero Putin?

Il decreto afferma che i compratori devono aprire un conto in rubli presso le banche russe che regolano le transazioni, a esempio Gazprombank, e che la valuta forte dovrà essere spostata e convertita in rubli in questo nuovo conto. Questa operazione non sarà proprio una novità, dato che già da molti giorni le aziende russe che ricevono pagamenti in valuta forte ( ne sono rimaste poche dentro SWIFT), trasformano l’80% di questa valuta in rubli. Adesso si passerà al 100% e ciò spiega anche il rialzo anticipato del rublo su mercato dei cambi, con un ritorno alla linea di prezzo pre-guerra.

Se ai compratori occidentali venisse richiesto di compiere l’operazione in via autonoma, rivolgendosi  direttamente alla banca centrale russa per il trade valuta forte/rublo, tecnicamente non sarà possibile; questo perché l’istituto guidato da Elvira Nabiullina è sanzionato dall’Occidente ed è fuori da SWIFT.

Se, invece, Putin decidesse di passare da subito alle sanzioni, cioè di sospendere l’erogazione di gas, le cose si complicherebbero. Nel senso che gli europei dovrebbero iniziare più velocemente il razionamento, rimasta l’ultima arma per fermare Putin e potrebbe diventare inevitabile.

Siamo davvero disposti a tutto?

Queste considerazioni muovono dall’assunto che, nelle condizioni attuali, l’Europa sia disposta a fare sacrifici molto limitati per affrancarsi dal gas russo e aiutare il popolo ucraino. Nei giorni scorsi, anche a livello di governo, si sono affacciate ipotesi molto più radicali, quali quella di bloccare da subito le importazioni dalla Russia. Il che significa embargo, e quindi pesantissimo razionamento energetico e sconvolgimenti della vita in Europa. Siamo disposti davvero a tutto per aiutare l’Ucraina? Io credo di si.

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