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Il prezzo del grano e il conflitto Russia-Ucraina

Il conflitto fra Russia e Ucraina come abbiamo visto, sta avendo delle conseguenze economiche . Infatti, le ripercussioni economiche legate al conflitto stanno investendo diversi settori economici. Nell’articolo di oggi parleremo degli aumenti del prezzo del grano, di cui la Russia è una delle principali esportatrici.

Il conflitto spinge al rialzo anche il grano

Le conseguenze del conflitto fra Russia e Ucraina ha spinto negli scorsi giorni ad aumenti del prezzo del grano. Secondo quanto riportato da Federalimentare, il prezzo della pasta, insieme altri prodotti a base cereale, potrebbe aumentare del 10%. Questo incremento si aggiunge all’aumento di prezzo dello scorso anno del 10% della pasta. Una situazione molto preoccupante, accentuata dai rincari energetici, dall’aumento del prezzo del gas e dagli scioperi dei trasportatori.

La dipendenza del grano da Russia e Ucraina

Il conflitto fra Russia e Ucraina potrebbe frenare le spedizioni di grano dalla Russia e bloccare le spedizioni di grano ucraine dai porti del Mar Nero. Ciò provocherebbe un crollo disponibilità sui mercati mondiali, con il rischio d’inflazione su dei beni primari. Infatti, la Russia è il primo paese esportatore di grano al livello mondiale, circa 37,3 milioni di tonnellate di grano nel 2020. L’Ucraina invece ha esportato 18,1 milioni di tonnellate. Attualmente, il prezzo dei futures del grano sulla borsa di Chicago è di 1.134,12 $, +75,12 (+7,9%).

I Principali Paesi Esportatori di Grano. Fonte: UN Comtrade Database.
Principali Paesi Esportatori e Importatoti di grano. Fonte: OEC, Trading Economics

Inoltre, secondo Coldiretti, L’Italia importa il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 53% necessario per l’alimentazione del bestiame (di cui l’Ucraina esporta 36 milioni di tonnellate di mais, al 5° posto nel mondo). Quest’ultimo inoltre provoca effetti su tutta la filiera agroalimentare.

Ridurre la dipendenza dal grano estero è una soluzione?

Secondo la Coldiretti, l’Italia dovrebbe investire sui contratti di filiera di lungo periodo fra agricoltori e industrie per aumentare la produzione nazionale. In tal senso, diminuirebbe la dipendenza dall’estero e dalle speculazioni sui mercati mondiali. Operazione che, ha affermata la stessa Coldiretti, non è stata fatta per via delle basse quotazioni del grano negli ultimi dieci anni.

L’aumento del fabbisogno nazionale sarà la soluzione adeguata? Oppure sarà necessario creare un “Fondo Europeo” adeguato?

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