Site icon EconomiaItalia

Indipendenza energetica: quali prospettive?

La crisi in Ucraina ci ha ricordato che è vitale, per l’economia e l’influenza geopolitica di una regione, godere dell’indipendenza energetica. Questo obiettivo in Europa, lungi da essere ottenuto da un singolo Stato, è possibile (e molto redditizio) anche a livello europeo. Vediamo come.

Quali fonti energetiche?

Su queste pagine, quando si parla di energia, abbiamo enfatizzato molto il ruolo delle fonti energetiche utilizzabili. Nel breve periodo abbiamo evidenziato il ruolo dell’industria italiana nell’installare 60 GW tramite pannelli solari, di recente abbiamo discusso del biogas come possibile fonte; e abbiamo mostrato che l’unica vera soluzione di lungo periodo è l’energia nucleare.

Sulle fonti, insomma, abbiamo chiarito che la parola chiave è differenziazione; con un’occhio puntato sulla tecnologia nucleare. Il vero problema sta, oltre nella produzione di energia, anche nella sua distribuzione.

Indipendenza energetica: una questione non solo ambientale

Il problema della generazione e della distribuzione di energia non è, come si potrebbe pensare, una sola questione ambientale.

Produrre, distribuire ed utilizzare l’energia è una questione in primo luogo economica. Infatti, come dimostra questo studio, una maggiore efficienza energetica è associata ad una maggior crescita economica di lungo periodo (misurata con il tasso di crescita della TFP).

In secondo luogo, una maggiore efficienza (e quindi indipendenza) energetica è la chiave per un miglior posizionamento geopolitico dell’Unione Europea; ancora troppo dipendente dalle fonti estere (specialmente russe), con la recente crisi in Ucraina che ce lo sta dimostrando.

Il problema della distribuzione

La vera sfida che si pone, quindi, è come far arrivare al consumatore (intermedio e/o finale) l’energia prodotta; un problema affrontato dallo studio dell’UCD Energy Institute di Dublino.

Questo studio (elaborato per valutare le capacità di un network energetico europeo), dimostra che l’approccio attuale (incentrato sulla gestione nazionale delle reti di distribuzione) non consente di ridurre i costi dell’energia; i quali, con un sistema di gestione europeo verrebbero abbattuti.

Nello specifico, il paper in oggetto utilizza un modello Power Flow sviluppato da delle analisi di scenario dell’UE; che considerano anche paesi come Svizzera, Norvegia e Regno Unito. Ci sono tre scenari futuri che sono stati studiati:

I risultati dell’analisi indicano che il sovraccarico della rete per soddisfare la domanda futura comporterà costi molto elevati a causa della necessaria eliminazione del carico. Incluso anche nell’analisi è il ruolo che il sovraccarico di energia svolge per alleviare lo squilibrio tra domanda e offerta.

Da questo, l’analisi conclude che facilitare i flussi di energia tra i paesi si tradurrà in un sistema energetico più efficiente in termini di costi. Lo scenario “Pan-Europeo” costerebbe, secondo le stime di questo lavoro, circa il 32% in meno rispetto allo scenario attuale; mentre lo scenario “Unconstrained” costerebbe addirittura il 48% in meno rispetto allo scenario attuale.

Sebbene questo scenario proponga un aumento della capacità di trasmissione, i costi associati sono  insignificanti rispetto ai risparmi sui costi degli investimenti di generazione nello stesso periodo.

Un aiuto dalla tecnologia

Un quadro, questo, in cui le nuove tecnologie sono fondamentali. Ad esempio, in questo “network energetico” potrebbero giocare un ruolo le “smart grid”. Con questo sistema si passa da una gestione centralizzata e “gerarchica” nella distribuzione dell’energia (in cui c’è una centrale di produzione e tanti “hub” di di diffusione dell’energia) ad uno più decentralizzato e capillare; che permetterebbe un uso più efficiente dell’energia prodotta e – dunque – un minor consumo della stessa. Le smart grid, insomma, potrebbero essere lo strumento che potrebbe aiutare a tradurre nella pratica il progetto di una rete energetica integrata a livello europeo; grazie alla loro capacità di coniugare un forte grado di interconnessione tra le diverse reti ad una decentralizzazione e capillarità della copertura, riducendo i costi di una eventuale gestione di una rete di distribuzione europea.

Un passo necessario

Spesso sentiamo dire che l’Europa sia la fonte di tutti i nostri mali; che dovremmo chiuderci a riccio e risolvere i nostri problemi a livello nazionale. La Storia dimostra che non è così; che l’Europa – per citare David Sassoli – non è un “incidente della storia”. Soffriamo di difficoltà strutturali, è vero; ma questo non deve farci dimenticare da dove veniamo e dove vogliamo arrivare.

Nel 1957 i Padri Fondatori dell’Unione compresero bene che l’Europa unita poteva dirsi unita solo se lo era anche dal punto di vista energetico; creando, con i Trattati di Roma, l’EURATOM. Se è vero che con il nucleare potremmo, potenzialmente, risolvere i nostri problemi energetici dal punto di vista della produzione; solo con una gestione europea, ed allo stesso tempo “intelligente”, della produzione e distribuzione possiamo rendere (veramente) efficaci le nostre strategie per raggiungere un’economia più efficiente, più “verde”; e, allo stesso tempo, un miglior posizionamento sullo scacchiere internazionale.

Exit mobile version