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Invasione dell’Ucraina: quali effetti sui mercati?

Dalle primissime ore della mattina di giovedì 24 Febbraio è in corso l’invasione russa dell’Ucraina; il cui esercito sta assediando e bombardando numerose città e aeroporti in varie regioni del paese. Un’invasione, questa, che non si è limitata alla sola zona del Donbass; fin dall’inizio al centro delle trattative.

Le reazioni occidentali

Ovviamente l’incertezza dovuta all’invasione e l’avanzamento delle truppe russe verso la capitale ucraina, Kiev, ha stravolto in modo considerevole anche le economie occidentali; costrette ad adottare contromisure o ad ogni modo a prenderle in considerazione. Molte sanzioni sono già state annunciate: gli Stati Uniti, hanno deciso per il blocco di grandi istituti di credito russi e per la limitazione dell’export per settori ad alto valore aggiunto. Boris Johnson, dopo il summit del COBRA, ha condannato in modo duro le decisioni di Vladimir Putin; e nelle ultime ore sta spingendo fortemente verso l’esclusione della Russia dal sistema di pagamenti Swift. Ha spinto inoltre per l’adozione di aspre iniziative per raggiungere “la missione di escludere la Russia dall’economia globale”. Per quanto riguarda l’Unione Europea, tutti i principali capi di stato hanno condannato le azioni militari russe; esprimendo solidarietà per il popolo ucraino.

Non è detto che le sanzioni raggiungano però i risultati sperati: il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj si è già espresso ritenendo il pacchetto di sanzioni insufficiente per fronteggiare lo scenario attuale.

Gli effetti reali della guerra

Se le sanzioni devono ancora impattare sulle economie reali ed in particolar modo su quella Russa; lo stesso non si può dire sugli effetti reali dell’invasione stessa.  I mercati hanno reagito in modo comprensibilmente spaventato a causa della crescente incertezza ed instabilità. Ieri mattina Il MOEX (principale indice borsistico russo) ha raggiunto in mattinata un crollo del 45% del valore; cioè una delle più grandi variazioni mai raggiunte da un indice azionario, per poi avere un ribalzo nella giornata odierna. Ha subito rialzi anche il mercato delle commodities; in particolare i futures sul gas naturale e petrolio hanno fatto registrare, nella mattinata di ieri, rispettivamente un +6,88% e +8,30% per poi ristabilizzarsi nella giornata odierna. Probabilmente il mercato già scontava una possibile guerra tra le due nazioni; e, al netto della paura iniziale (come si osserva dall’andamento del VIX), è per questo motivo che abbiamo osservato dei riassestamenti di prezzo così repentini, che in ogni caso si trovano a livelli storicamente elevati.

Il 24 febbraio è stato possibile osservare fenomeni di flight-to-safety; grazie al quale i volumi di acquisto si sono spostati da assets più rischiosi a quelli meno rischiosi. Questo ha portato ad aumenti dei prezzi dei beni rifugio come titoli di stato e oro; così come a crolli di strumenti come il Bitcoin.

L’impatto dell’invasione sui semiconduttori

Questa invasione, inoltre, rischia di ripercuotersi anche sul settore tecnologico. Come riportato da Reuters, infatti, l’Ucraina è un importante produttore di gas neon critico per i laser utilizzati nella produzione di chip e fornisce oltre il 90% del neon di grado semiconduttore degli Stati Uniti, secondo le stime della società di ricerca Techcet. Circa il 35% del palladio, un metallo raro utilizzato anche per i semiconduttori, proviene dalla Russia. Un conflitto su vasta scala che interrompe le esportazioni di questi elementi potrebbe colpire giocatori come Intel , che ottiene circa il 50% del suo neon dall’Europa orientale secondo JPMorgan.

Gli effetti della crisi in atto non saranno distribuiti, inoltre, in modo uniforme. La società ASML, che fornisce acchine ai produttori di semiconduttori, si approvvigiona di meno del 20% dei gas che utilizza dai paesi colpiti dalla crisi. Le aziende possono rivolgersi a Cina, Stati Uniti e Canada per aumentare le forniture, afferma JPMorgan. Ma questo potrebbe essere un percorso lento. Sebbene l’industria dei chip sia stata in grado di gestire un aumento dei prezzi al neon derivante dalla crisi della Crimea del 2014, la portata del conflitto di oggi sembra molto più ampia e non è da escludere effetti amplificati e permanenti sulle capacità di approvvigionamento per la produzione dei componenti.

Insomma, un conflitto dai risvolti globali che non risparmia né i mercati finanziari né l’economia reale; di cui forse non siamo preparati a sopportare gli effetti.

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