Economia, Scienze economiche

La BCE ci sta davvero abbandonando?

Ieri sera, nei cinque minuti di pausa dallo studio, tra gli articoli che comparivano nella mia home ce n’era uno del sito di Paragone, intitolato “La BCE scarica l’Italia“. Un titolo di questo tipo, nonostante il livello di preparazione di chi lo propone, merita sicuramente approfondimento; se non altro per la rilevanza della materia trattata. La BCE, quindi, sta “abbandonando” l’Italia come dice Paragone? O c’è dell’altro? Ne parliamo nell’articolo.

Le misure messe in campo

La banca centrale europea, nel corso degli anni, è intervenuta a più riprese; intraprendendo diverse campagne di acquisti ed abbassando i tassi (fino a livelli negativi) per sostenere l’economia. Questi interventi sono diventati più incisivi dopo la crisi dei debiti sovrani nel 2011/2012; dopo la quale la Banca Centrale Europea si è impegnata su diversi fronti. Dal whatever it takesdi Mario Draghi fino alle misure recentemente prese per contrastare la crisi da COVID-19, le misure prese sono ben riassunte in questo grafico, in cui è illustrato il balance sheet della banca centrale europea.

Figura 1: Asset detenuti dalla Banca Centrale Europea

Vediamo chiaramente, dal grafico, che nel 2012 prima e dal 2014 poi (fino al 2020, anno in cui gli acquisti sono aumentati per via del PEPP) il sostegno della Banca Centrale Europea non è certo mancato all’Eurozona.

Il nodo della Capital Key

Direte voi, però, che il dato in aggregato non ci dice nulla sull’impegno della Banca Centrale Europea per sostenere l’Italia; visto che non vengono considerati i dati “disaggregati” per i singoli Paesi dell’Area Euro. Ovviamente, questo è un problema risolvibile in due modi: in primis prendendo i dati relativi alla capital key, ossia la quota di capitale della BCE sottoscritto dalle singole banche centrali nazionali; in secondo luogo prendendo i dati sui detentori del debito pubblico italiano.

Partiamo dalla Capital Key. Stando ai dati messi a disposizione dalla stessa banca centrale europea, l’Italia ha sottoscritto circa il 14% del capitale; cosa che le da diritto ad essere beneficiaria di un considerevole (il terzo in ordine di grandezza, per essere precisi) ammontare di acquisti da parte dell’autorità monetaria. Se vediamo, però, la decomposizione del debito pubblico italiano per detentore (focalizzandoci sulle quote detenute dalla BCE) scopriamo che – almeno fino alla fine del 2021, questa regola è stata ampiamente “derogata” (e nella figura 3 mostriamo anche di quanto); per disposizione stessa della BCE (visto che il PEPP è stato esplicitamente progettato in questa maniera).

Figura 2: scomposizione del debito pubblico per detentori. Fonte: Osservatorio Conti Pubblici Italiani
Figura 3: deviazione cumulata degli acquisti dalla Capital Key. Fonte: Osservatorio Conti Pubblici Italiani

Ora, sostenere – come Paragone fa – che la BCE non si sia impegnata a fondo nel sostenere la nostra economia nel momento del bisogno è ipocrisia (nel migliore dei casi) oppure malafede (molto probabilmente).

La BCE ha il compito di sostenere gli Stati?

Il ragionamento di Paragone non tiene conto, al di là del dato empirico, nemmeno del dato legale e strutturale del funzionamento della BCE stessa.

Come infatti riportato dall’articolo 130 del TFUE,

Nell’esercizio dei poteri e nell’assolvimento dei compiti e dei doveri loro attribuiti dai trattati e dallo statuto del SEBC e della BCE, né la Banca centrale europea né una banca centrale nazionale né un membro dei rispettivi organi decisionali possono sollecitare o accettare istruzioni dalle istituzioni, dagli organi o dagli organismi dell’Unione, dai governi degli Stati membri né da qualsiasi altro organismo

La politica monetaria, insomma, è indipendente: un governo non può impartire ordini al presidente della BCE (così come al governatore di qualsiasi banca centrale nazionale) in merito alla politica monetaria. Fatto, questo, che ha garantito anni di inflazione bassa e stabile (nonché debito pubblico sempre meno costoso), grazie alla maggiore credibilità della politica monetaria; come anni di ricerca accademica sul tema dimostrano. Un concetto, questo, ribadito molto chiaramente dalla governatrice Christine Lagarde, quando ad inizio 2020 (prima di annunciare il PEPP) aveva ribadito che

[…] il nostro compito non è ridurre gli spread, per farlo esistono altri strumenti e organismi

Gli Stati e i loro decisori politici devono, insomma, prendersi le loro responsabilità: la politica monetaria (e l’Europa) non sono e non devono diventare un gioco a somma zero; in cui alcuni Stati guadagnano ed altri perdono.

Pasti gratis: il sogno proibito dei sovranisti

Proprio per questo motivo le ultime decisioni della Banca Centrale Europea sembrano lasciar intendere un (parziale) ritorno alla normalità; soprattutto in vista di una crescita duratura dell’inflazione. Nello specifico, la BCE terminerà a breve il PEPP, per poi procedere ad una graduale riduzione degli acquisti nell’ambito del programma APP; riservandosi si alzare i tassi di policy nel caso l’inflazione si dimostri più persistente del previsto.

Delle decisioni, queste, dettate dal fatto che sebbene l’inflazione – specialmente quella attuale – abbia diverse cause il “motore” principale dell’ “aereo” inflattivo sono le aspettative; per cui un’inazione della banca centrale europea nell’indicare il futuro corso della politica monetaria porterebbe ad un disancoramento delle aspettative e, quindi, ad un fenomeno inflattivo ben peggiore di quello che stiamo vivendo. Tutto questo, ovviamente, a danno delle stesse categorie che Paragone millanta di difendere e a tutto vantaggio di coloro che vorrebbe (in linea teorica) danneggiare.

Questo non vuol dire, sia chiaro, normalizzare ex abrupto le politiche monetarie; non lasciando il tempo agli operatori di formare delle aspettative. Vuol dire realizzare che i “pasti gratis” non esistono e mettere la politica fiscale (impegnata in manovre espansive che spesso assumono connotati di dubbia efficacia) davanti alle proprie responsabilità; dicendo chiaramente – parafrasando Friedman – che i “pasti gratis” (che Paragone vorrebbe) non esistono. Un compito arduo? Sicuramente; ma allo stesso modo necessario per tutelare la stabilità economica di lungo termine e il tenore di vita delle persone.

+ posts