Economia, Scienze economiche

L’Anchoring bias effect

La nostra mente, come abbiamo visto nei due precedenti articoli sulla finanza comportamentale, spesso si serve di alcuni processi per ottimizzare il tempo e l’energia di cui dispone. Quando è possibile, la mente evita di sovraccaricare il sistema 2, quello razionale, impiegando “scorciatoie” mentali che possono indurre in errore: le euristiche.

Conosciamo bene, a questo punto della rubrica, la differenza tra euristiche e bias.

Tra quest’ultimi, uno dei più importanti e diffusi è l’anchoring bias effect, o effetto ancoraggio. Con questo termine si intende la tendenza, quando si deve prendere una decisione, ad affidarsi in modo eccessivo alla prima informazione ricevuta. Daniel Kahneman in “Peniseri lenti e veloci” ed in molti suoi paper spiega in che modo gli individui, per effettuare stime e previsioni, partano da elementi indipendenti ed estranei al problema, le ancore, per poi aggiustare, per eccesso o per difetto, le loro stime. Secondo Kahneman e Tversky l’effetto ancoraggio ha come principali conseguenze quelle di alterare il processo di determinazione della probabilità con cui un evento futuro ed incerto si verificherà e di destabilizzare la capacità di fornire risposte perfettamente autonome e slegate da forze esogene.

“L’effetto ancoraggio si verifica quando le persone, dovendo assegnare un valore a una quantità ignota, partono, per farlo, da un determinato valore disponibile. Le stime si mantengono vicine al numero da cui i soggetti erano partiti, ed è per questo che si è evocata l’immagine dell’ancora.”

Daniel Kahneman

In uno studio, svolto nel 1995 da Kahneman, alcuni visitatori dell’Exploratorium di San Francisco furono divisi in due gruppi e, al primo di questi, furono posti i seguenti quesiti:

-La sequoia più alta del mondo è più alta o più bassa di 365 metri?

Quale ritenete sia l’altezza della sequoia più alta del mondo?

Mentre al secondo gruppo i seguenti:

-La sequoia più alta del mondo è più alta o più bassa di 54 metri?

Quale ritenete sia l’altezza della sequoia più alta del mondo?

L’ancora alta in questo esperimento era 365 metri e l’ancora bassa 54 metri, la differenza tra le due era quindi 311 metri. È interessante notare come le risposte dei singoli individui furono notevolmente influenzate dalla tipologia di ancora alla quale furono esposti. Infatti, per quanto riguarda il secondo quesito, il gruppo numero 1 diede una risposta media di 257 metri, mentre il gruppo numero 2 diede una risposta media di 86 metri. La differenza tra le due medie registrata da questo esperimento fu di 171 metri. L’indice di ancoraggio, calcolato come rapporto tra le differenze tra le medie e la differenza tra le ancore, espresso in termini percentuali fu del 54,98%. Questo indica una dipendenza tra le risposte del quesito 2 e le informazioni ottenute inconsapevolmente nel quesito 1. Per i soggetti che utilizzano l’ancora come perfetta stima del risultato l’indice d’ancoraggio risulta essere del 100%, mentre chi riesce ad ignorare l’ancora dando la risposta corretta, indipendentemente dalle informazioni esogene, ha un indice di ancoraggio dello 0%.

Un altro esempio che propone Kahneman in Judgment under Uncertainty, invece, si configura così: “ai soggetti è stato chiesto di stimare varie quantità, espresse in percentuale (ad esempio, la percentuale di paesi africani nelle Nazioni Unite). Per ogni quantità, un numero compreso tra 0 e 100 è stato determinato facendo girare una ruota della fortuna in presenza dei soggetti. Agli intervistati è stato chiesto di indicare prima se quel numero era superiore o inferiore al valore della quantità, e poi di stimare il valore della quantità spostandosi verso l’alto o verso il basso dal numero dato. A gruppi diversi sono stati assegnati numeri diversi per ciascuna quantità e questi numeri arbitrari hanno avuto un effetto marcato sulle stime. Ad esempio, le stime mediane della percentuale di paesi africani nelle Nazioni Unite erano 25 e 45 per i gruppi che hanno ricevuto rispettivamente 10 e 65 come punti di partenza.”

Nell’ambito economico-finanziario l’anchoring effect è particolarmente importante ed è una variabile da prendere in considerazione, poiché gli operatori che mostrano questa sottile distorsione cognitiva sono spesso influenzati dagli indici di mercato e dai livelli dei prezzi fissati arbitrariamente. Infatti, nel momento in cui saranno chiamati ad effettuare scelte oculate d’investimento o disinvestimento, essi tenderanno ad affidarsi a punti di “ancoraggio” iniziali anche se scelti in modo del tutto arbitrario, distorcendo in base a questi l’effettiva percezione del valore.

Ad esempio, è possibile che l’andamento dei prezzi di un titolo sia ancorato al livello dei prezzi di altri titoli o ad indici di mercato, creando un’interdipendenza che minerebbe in maniera rilevante le teorie sull’indipendenza dei prezzi dei titoli alla base della Efficient Market Theory. Tuttavia, questo non è l’unico esempio possibile in ambito economico finanziario e le applicazioni dell’effetto ancoraggio sono innumerevoli e declinabili in differenti ambiti tra i più disparati: da molte situazioni della vita quotidiana a fenomeni legati al marketing, dalle più semplici richieste tra conoscenti fino alle trattative commerciali maggiormente rilevanti.

 Come dimostrato dagli stessi studi di finanza comportamentale, questo bias rappresenta uno dei più complessi da eradicare che, tuttavia, si manifesta principalmente quando siamo sotto pressione e costretti ad una decisione rapida ed affrettata. Il processo di debiasing più efficace in questo caso risulta essere quello di prendere decisioni il più possibile derivabili da un processo logico-razionale piuttosto che dettate da elementi ininfluenti e non determinanti per la risoluzione del problema stesso.

Nei prossimi articoli verranno trattate altre ingannevoli “scorciatoie” mentali fondamentali da conoscere, così da poter essere in grado di riconoscerle e limitarne le conseguenze sui nostri comportamenti.

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