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MADE IN JAPAN: CONCLUSIONI

Nonostante la notevole distanza geografica e le innumerevoli differenze culturali, Italia e Giappone, come abbiamo già accennato nei due articoli precedenti usciti sul sito di EconomiaItalia, hanno dei tratti comuni a livello strutturale dai quali, a cascata, derivano problematiche altrettanto comuni. Bastì pensare all’altissimo livello di debito pubblico dei due stati, oppure al progressivo innalzamento dell’aspettativa di vita e del conseguente invecchiamento della popolazione, o alla convergenza gestionale delle politiche monetarie e degli obiettivi nelle recenti crisi economiche. Tutti aspetti che, in un modo o nell’altro, aiutano a colmare e a ridurre l’enorme voragine culturale che contraddistingue questi paesi. In questo articolo ci occuperemo per l’appunto dell’analisi e del confronto delle principali caratteristiche strutturali di questi due sistemi andando ad evidenziare alcune delle problematiche condivise, focalizzandoci sulle strategie attuate per ovviare a talune situazioni.

Demografia e sistema pensionistico

Il primo fattore che andremo ad analizzare è la demografia, un elemento sicuramente molto rilevante per analizzare le caratteristiche strutturali sia del nostro Paese sia del Giappone e che evidenzia elementi condivisi. Infatti, entrambi questi due contesti sociali sono caratterizzati da un’aspettativa di vita alla nascita molto alta: intorno ai novant’anni – 85,5 anni per gli uomini e 89,7 anni per le donne per il Giappone, mentre per l’Italia l’aspettativa di vita alla nascita è di 81,9 anni per gli uomini e di 88,9 anni per le donne. Allo stesso modo, i due paesi sono molto simili per tasso di fertilità, ossia 1,4 in Giappone e 1,3 in Italia il che causa in entrambi i paesi un sostanziale declino demografico in termini assoluti e un conseguente innalzamento dell’età media. La demografia e l’innalzamento dell’età media sono temi importanti perché ci permettono di introdurre una tematica in cui è possibile osservare divergenza tra queste due realtà: le modalità in cui si articolano i rispettivi sistemi pensionistici. Dal momento che sappiamo tutti come si articola il funzionamento del sistema pensionistico italiano, la domanda che ci poniamo qui è: come funziona, prima di tutto, il sistema pensionistico giapponese? Esso si basa, di fatto, su tre pilastri: il primo è quello statale (chiamato kokumin-nenkin (中民年ラ) in giapponese. Le persone di età compresa tra i 20 e i 60 anni che risiedono in Giappone sono tenute a versare delle somme nel regime pensionistico nazionale. L’importo mensile dei pagamenti è leggermente cambiato nel tempo e i dati per il periodo 2015-2019 sono riportati nel sito dell’istituto giapponese.

Sebbene l’obbligo di versare i contributi si fermi a 60 anni, non è possibile richiedere la pensione fino all’età di 65 anni. A partire dal 2019, il pagamento annuale massimo è limitato a ¥ 780,100 (circa ¥ 65,000 al mese), il che presuppone che un individuo abbia contribuito al sistema per 40 anni. Vi è poi il secondo pilastro, basato su un sistema mutualistico, che a sua volta si distingue in un sistema dedicato al settore pubblico ed uno al settore privato. Il secondo, quello più rilevante per un cittadino che non lavora nella PA, si basa su un calcolo retributivo dell’importo della pensione, diviso 50/50 tra il dipendente e il datore di lavoro, il che significa che – stante che il contributo totale che deve ammontare al 18% – il dipendente versa circa il 9%. Questa percentuale totale aumenta ogni anno dello 0,25%. Vi è poi il terzo pilastro, offerto di solito dai datori di lavoro più grandi, che si concretizza nella forma di piani di contribuzione definiti o piani di prestazioni definite. Fornendo tali prestazioni, i datori di lavoro possono rinunciare al sistema pensionistico dei dipendenti purché forniscano prestazioni migliori di oltre il 50% (in sostanza, i contributi non cambieranno, ma l’onere del datore di lavoro aumenterebbe). Questo sistema, nonostante l’età media dei giapponesi molto alta, restituisce una spesa pensionistica pari al 9,4% del PIL, da confrontare con un 15,4% del PIL relativamente al dato italiano . Come si spiega che paesi con struttura demografica simile abbiano delle spese pensionistiche differenti di diversi punti percentuali in rapporto al PIL? Un ruolo molto rilevante, in questo senso, è assunto dal ruolo dei fondi pensione e quindi dalla previdenza di secondo pilastro. Infatti, in Giappone le attività dei fondi pensione rispetto al PIL ammontano al 27,4%, mentre in Italia solo il 7,6; un fatto – questo – che incide (in positivo come in negativo) sicuramente nella sostenibilità di lungo periodo dei sistemi pensionistici dei rispettivi paesi.

TFP

Un secondo indicatore interessante che evidenzia delle somiglianze tra i due Paesi è l’andamento della Total Factor Productivity (TFP) sia per il Giappone sia per l’Italia, come mostrato da questo grafico , che negli ultimi anni è stata decisamente convergente, nonostante il valore aggiunto dato dalle ICT (Information and Communication Technologies), che possiamo utilizzare quale proxy per capire il grado di innovatività di un paese, sia molto diverso (4,9 per l’Italia e 8,1 per il Giappone, a fronte di una media OCSE di 6 punti percentuali.

Conclusioni

Così simili eppure così diversi, è con queste cinque semplici parole che possiamo riassumere questa trilogia di articoli. Eravamo partiti con l’intento di indentificare quali fossero le bufale impiegate dai sostenitori e promotori del sistema giapponese e con nostro stupore abbiamo trovato tanti punti in comune tra questi due paesi, soprattutto per quel che riguarda le problematiche. Ma non abbiamo fallito nel nostro intento, infatti abbiamo verificato che le pratiche “truffaldine” e allo stesso tempo “risolutorie” sostenute dai promotori del modello giapponese semplicemente non sono vere, non esistono o non sono mai state adottate. Dovremmo iniziare a lavorare per individuare soluzioni serie ai problemi complessi che ci si presentano e smettere di cercare soluzioni facili e da trucco di magia scadente per tamponare le emorragie sistemiche italiane.

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