Attualità, Finanza, Scienze economiche

Mercati finanziari in guerra, come hanno reagito le borse all’Ucraina?

È un giorno buio per il mondo, e i mercati finanziari ne sono lo specchio. Il numero esorbitante di vendite dei titoli russi da parte degli investitori è tutt’altro che inatteso alla luce degli ultimi movimenti politici e militari messi in atto da Putin, che nella notte tra il 23 e il 24 Febbraio ha ordinato al corpo militare russo di invadere l’Ucraina. E mentre i cittadini di Kiev hanno aperto gli occhi con le sirene di allerta come sveglia, gli investitori hanno riversato le turbolenze nelle proprie scelte di compravendita nei mercati.  All’alba di ieri, 24 Febbraio 2022, la Borsa di Mosca si è aperta con il crollo record dell’indice MOEX Russia, il principale indice del mercato azionario russo dei titoli denominati in rubli, che registra una caduta del -45,22% (nel grafico l’andamento settimanale dell’indice).

Gli effetti sulle borse europee

Tuttavia, it’s not just a Russian deal. Le Borse europee ed i mercati finanziari hanno assunto un aspetto totalmente monocromatico. In rosso tutti gli indici borsistici europei; con un calo registrato soprattutto per i titoli maggiormente esposti all’andamento dell’economia russa. Tra le società italiane, Pirelli è il titolo più penalizzato dalla guerra in Ucraina tra i facenti parte della Borsa di Milano. Ieri ha registrato un calo in crescente peggioramento dall’apertura dei mercati (-10,40%) a causa della presenza della società in Russia. Calo che ha smorzato l’entusiasmo circa i risultati 2021, migliori delle previsioni del mercato e della società. Qualora dovesse acutizzarsi la crisi, questa potrebbe portare a risultati al di sotto delle aspettative dal punto di vista dei profitti e della generazione di cassa. In particolare, l’EBITDA Adjusted potrebbe attestarsi a circa 890 milioni a fronte di una guidance di circa 890-940 milioni; mentre la generazione di cassa ante dividendi a circa 450 milioni, con un range di 450-480 milioni indicato nella guidance 2022. Gli impatti nel breve termine riguarderebbero principalmente questioni di logistica.

Gli effetti sul settore bancario


Nel mondo bancario italiano è Unicredit a risentirne maggiormente (-13,49%). L’istituto bancario è presente in Russia tramite AO Unicredit Bank, precedentemente International Moscow Bank. Attualmente UniCredit Bank è una delle più grandi banche commerciali presenti in Russia, caratterizzata da una clientela diversificata, dal retail al corporate, con più di 100 filiali. Inevitabilmente tensioni nell’economia russa comporterebbero perdite non indifferenti per la banca.

Le ripercussioni sui mercati energetici

Il prezzo dei futures sul gas naturale nei mercati finanziari continua a salire senza toccare il massimo raggiunto nell’ultima settimana, pur rispettando il trend degli ultimi giorni, alla stregua di tutte le commodities tra cui i futures sul petrolio. Stesso discorso per quanto concerne i safe assets, come titoli di stato e oro. È il cosiddetto Flight to safety, fenomeno spesso osservato negli ultimi anni a partire dallo scoppio dell’emergenza sanitaria da COVID-19. Si osserva una migrazione delle scelte di investimento verso asset percepiti come sicuri; e sono quindi il rifugio degli investitori che rivedono la propria propensione al rischio in momenti di incertezza economica e finanziaria. Il bene rifugio per eccellenza è l’oro, la cui quotazione anche in questo caso sta registrando un rialzo.

Una paura irrazionale?

Altro indice che, a partire dal 2020, ha registrato dei picchi mai osservati prima soprattutto a ridosso di date particolarmente delicate per l’economia internazionale è il VIX Index. Quest’ultimo è conosciuto in finanza come l’indice della volatilità o, in altri termini, della paura e dello stress sui mercati, e quantifica le aspettative degli investitori circa la poca stabilità negli andamenti dei titoli. Seppur misuri la volatilità di S&P 500, è comunemente utilizzato come punto di riferimento per l’intero mercato azionario americano. Nel grafico possiamo osservare che il valore più alto raggiunto dall’indice negli ultimi cinque anni corrisponde al Marzo 2020, data in cui vennero comunicate le restrizioni a causa dell’emergenza sanitaria, e i valori più elevati che lo hanno susseguito hanno riguardato l’intensificarsi delle restrizioni a seguito dell’estate del 2020 e l’assalto a Capitol Hill il 6 Gennaio 2021.

E i Bitcoin? Le cripto attività sembrano fungere da tutto fuorché da bene rifugio per gli investitori, che ne riconoscono la volatilità e cedono alla vendita di queste. Insieme agli indici azionari e a tutti gli asset considerati come incerti, stanno cadendo a picco. Stavolta la paura degli investitori non sembra essere così irrazionale.

+ posts