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Twitter non fa utili? Elon Musk la compra!

Come già annunciato due settimana fa, il fondatore della Tesla, Elon Musk, ha convinto gli azionisti di Twitter ad accettare 44 miliardi di dollari.

Il 25 aprile, Elon Musk ha conquistato il consiglio d’amministrazione di Twitter, mettendo tanti miliardi e una parte del suo immenso patrimonio personale come garanzia.

Gli azionisti di Twitter hanno accettato l’offerta di Elon Musk perché la ritenevano irrinunciabile per un’azienda che da tempo ha molti problemi economici; oltre a quelli legati alla diffusione di notizie false e contenuti violenti. Il social network fa sempre più fatica, inoltre, ad aumentare gli utenti e a riconquistare quelli che sono andati via. È in difficoltà anche il settore della pubblicità, che rappresenta la fonte principale delle sue entrate. Non meno importante, nelle ultime 8/10 Twitter non ha realizzato utili: ha perso 493 milioni su un fatturato di 5,57 miliardi di dollari. Nello stesso periodo Meta, la casa madre di Facebook, ha registrato un utile di 39 miliardi di dollari e un fatturato di 118 miliardi.

Per ora più che un affare rappresenta una novità nel mercato.

La rapidità dell’affare, insieme al ricorso di Musk del suo patrimonio personale dando garanzie alla trattativa, rendono la vicenda una novità. Dietro l’operazione c’è stato un processo tumultuoso durato meno di due settimane, con cui Musk ha convinto Twitter che l’offerta andava accettata. Subito dopo l’improvviso annuncio del piano, il 14 aprile, c’erano molti dubbi sulle reali intenzioni di Musk. D’altronde fino a pochi giorni prima il miliardario aveva dichiarato di voler fare solo un investimento passivo nell’azienda. “Non penso che all’inizio facesse sul serio”, spiega Roger McNamee, investitore esperto della Silicon valley. Senza un finanziamento solido né un piano aziendale chiaro l’iniziativa di Musk sembrava mostrare la sua classica avventatezza. Lo scetticismo era alimentato dal famoso tweet del 2018 con cui Musk annunciò di aver trovato un accordo per far uscire dalla borsa la Tesla; poco prima, era stato accusato dalle autorità statunitensi di aver ingannato il mercato.

L’aiuto della Morgan Stanley!

Secondo fonti vicine a Musk, la banca d’affari Morgan Stanley ha svolto un ruolo chiave nell’aiutare il miliardario con il finanziamento. La banca ha contattato gli altri istituti di credito la domenica di Pasqua , facendo presente che era necessaria una risposta entro il 20 aprile. Sette banche hanno accettato di finanziare 13 miliardi, mentre altre cinque hanno finalizzato il prestito da 12,5 miliardi garantito dalle azioni della Tesla. Il valore delle azioni della casa automobilistica supera spesso la concorrenza, comprese la Apple. Questo elemento ha rassicurato i banchieri che in caso d’insolvenza di Musk, le banche ritengono di poter vendere una quantità di azioni Tesla sul mercato; infatti anche se il valore crollasse, questo sarebbe sufficiente per coprire il prestito. Poi dato che Musk offriva il 38% in più rispetto al valore attuale delle azioni, le strade sono state abbastanza facili per chiudere la trattativa.

Per Twitter era davvero necessario?

Per pagare il residuo non coperto dal patrimonio personale non gli rimaneva che vendere le azioni Tesla, come annunciato anche dal manager di Musk subito dopo aver chiuso l’affare. Infatti ha venduto azioni per un totale di circa 8 miliardi di dollari. Adesso vedremo cosa farà davvero, se porterà innovazione e miglioramenti per il social, oppure introdurrà degli obblighi di iscrizione, come ad esempio un pagamento periodico. Sicuramente lasciar spazio a una sola persona di decidere cosa deve essere scritto e chi può farlo, non è un esempio brillante di economia liberale.

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