Economia, Scienze economiche

Pensioni e Giovani

L’Italia viene considerato “Paese per vecchi”. Infatti, si tende frequentemente ad emanare dei provvedimenti o delle misure che penalizzano le giovani generazioni, favorendo invece quelle più anziane. Da qui nasce spontanea la domanda da parte di gran parte dei giovani che complice la situazione lavorativa precaria, si domandano se e quando avranno o meno una pensione. Ne parliamo in questo articolo.

Un Paese che non pensa ai giovani?

Secondo quanto riporta l’OCSE nel suo rapporto “Pensions at Glance 2021”, la generazione che entrerà nel mercato del lavoro in Italia andrà in pensione in media a 71 anni. L’Italia infatti figura fra i “sette Paesi” che collegano l’età pensionabile prevista dalla legge alla speranza di vita. Ciò si traduce in un’età pensionabile fra le più elevate in Europa, insieme a Paesi come la Danimarca (74 anni), l’Estonia (71 anni) e Paesi Bassi (71 anni)., rispetto alla media OCSE di 66 anni. L’Ocse ribadisce come le attuali riforme (Quota 100 ad esempio) hanno permesso alle precedenti generazioni di lavoratori di andare in pensione anticipatamente. Tuttavia, questo in futuro non sarà più possibile. Ciò porterà in Paesi come in Italia a dover lavorare più a lungo.

Fonte OCSE: grafico sull’età pensionabile nei Paesi OCSE

Bassa natalità e un Paese “più vecchio”

La situazione pensionistica giovanile è inoltre aggravata dalla bassa natalità e dal progressivo invecchiamento della popolazione. Ricordiamo che il sistema pensionistico è un sistema a ripartizione, ossia un sistema dove i contributi dei lavoratori attivi contribuiscono al pagamento delle pensioni dei lavoratori a riposo, i pensionati. L’Istat, durante gli Stati Generali della Natalità a Roma, ha affermato che il numero delle nascite nel 2021 ha registrato dagli 11mila ai 20mila nati in meno rispetto al 2020, segnando di fatto un nuovo record negativo con un bilancio sotto le 400mila unità. A ciò si aggiunge una popolazione over 90 che nei prossimi 10 anni crescerà del 28%. Oltretutto, secondo le previsioni dell’Istat, se non verranno attuate le dovute misure, i futuri nati potrebbero essere addirittura 350.000 annui. Come afferma il presidente dell’INPS Pasquale Tridico, l’attuale sistema previdenziale che conta 23 milioni di lavoratori non è più sostenibile. Il tutto si traduce in un squilibrio generazionale, dove a pagare il conto saranno le future generazioni di lavoratori/trici.

Fonte Istat: Numeri sulla Natalità di ieri e di oggi
Fonte Istat: Scenari per il futuro sulla Natalità 2021-2050

La pensione complementare come soluzione per i giovani?

Quale potrebbe essere un’alternativa di fronte ad uno scenario così drammatico? La soluzione potrebbe essere quella di una pensione complementare a quella erogata dall’INPS. La previdenza complementare, disciplinata dal D.lgs. del 5 dicembre 2005, n.252 , rappresenta il secondo pilastro del sistema pensionistico con l’obiettivo di integrare la pensione base ricevuta al termine della propria attività lavorativa. Infatti, la pensione complementare si basa su forme pensionistiche che raccolgono i risparmi previdenziali del lavoratore, risparmi che possono anche essere investiti nei mercati finanziari. In sintesi, la pensione complementare potrebbe costituire una soluzione integrativa alla pensione che le generazioni percepiranno, consentendo loro di condurre una vecchiaia più serena, al riparo da pensioni troppo basse o di sussistenza.

In conclusione, possiamo affermare come la situazione delle pensioni sia una situazione molto incerta per i giovani. Molti di loro si domandano, viste la situazione occupazionale italiana ( difficoltà nel trovare lavoro, contratti non soddisfacenti) se e quando andranno in pensione. Rendere il sistema pensionistico il più sostenibile possibile è una questione delicata che dovrà essere affrontata, prima che sia troppo tardi.

+ posts