Economia, Scienze economiche

RICERCA: cos’è e a cosa serve il seme dell’innovazione.

“Allo stesso tempo occorre investire adeguatamente nella ricerca, senza escludere la ricerca di base, puntando all’eccellenza, ovvero a una ricerca riconosciuta a livello internazionale per l’impatto che produce sulla nuova conoscenza e sui nuovi modelli in tutti i campi scientifici”.

Mario Draghi – discorso per la fiducia al Senato (1).

Piero Martin, professore di fisica sperimentale all’Università di Padova, ha dedicato la sua carriera allo studio della fusione nucleare con il sogno di generare energia pulita e illimitata; nella sua attività paragona la ricerca al piantare un seme di cui solo le generazioni future saranno in grado di cogliere appieno i frutti (2).

Dimenticata per lungo tempo, la ricerca sta ora tornando timidamente nel dibattito pubblico in seguito alle parole del Presidente del Consiglio Mario Draghi e grazie ad alcune iniziative che esamineremo come il Piano Amaldi e la maggiore possibilità di investimento attraverso i fondi del Next Generation EU che prenderemo in considerazione nella trattazione.

IN COSA CONSISTE LA R&D

Com’è strutturata, innanzitutto, l’attività di ricerca?

Possiamo in primis suddividerla in ricerca di base, che ha l’obiettivo di “acquisire nuove conoscenze sui fondamenti dei fenomeni e dei fatti osservati, senza una particolare applicazione o un uso in vista” (3) e ricerca applicata, già “diretta per rispondere a domande specifiche volte a risolvere problemi pratici” (4).

Un esempio di ricerca di base pura è quello dell’esperimento ALICE del CERN, capeggiato dal fisico italiano Federico Ronchetti – che riprenderemo per il suo contributo in merito al tema ricerca. ALICE ha infatti per obiettivo la comprensione della materia nucleare presente nell’Universo, creatasi nei primi 20-30 microsecondi successivi alla sua nascita (5)(6).

Un modello di ricerca applicata è invece l’attività del CNAO, Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica, fortemente voluto da un altro fisico che sarà protagonista di questa rubrica, Ugo Amaldi. Questa forma di radioterapia utilizza le più recenti conoscenze in ambito scientifico su acceleratori di particelle, protoni, neutroni e ioni positivi per uno scopo pratico: trattare e curare tumori spesso inoperabili o resistenti alle radioterapie tradizionali (7)(8).

Ultimamente non è sempre possibile, però, suddividere in maniera rigidamente dicotomica ricerca di base e applicata. È quindi spesso utilizzata, soprattutto in contesto europeo, l’espressione “ricerca di frontiera” per indicare l’attività d’eccellenza di chi affronta i problemi senza confini geografici o disciplinari, attraverso un approccio ibrido e interattivo tra ricerca di base e applicata (9)(10).

Inoltre, l’attività di ricerca di base e quella di ricerca applicata sono solitamente associate al conseguente sviluppo sperimentale, cioè il lavoro sistematico che in base alle conoscenze acquisite produce materiali, processi, prodotti, dispositivi, sistemi e servizi volti a migliorare sostanzialmente quelli già esistenti o in grado di crearne di nuovi (11) (12).

Ricerca di base e applicata, insieme allo sviluppo sperimentale, costituiscono così l’Area di Ricerca e Sviluppo R&D, Research & Development in inglese (9).

L’attività di R&D risulta essere un’importante voce di bilancio sia per gli Stati che per le imprese – in particolare quelle che operano in settori innovativi e ad alto valore aggiunto (13).

LA RICERCA NON SCIENTIFICA

È da sottolineare come all’interno dell’attività di ricerca non si annoverino solo temi scientifici, ma anche le ricerche in ambito umanistico, culturale e sociale (11)(12).

Non trascurare la ricerca anche in questi campi è fondamentale per “rompere le barriere connettendo stimoli differenti”, suggerisce l’esperto di consulenza strategica e innovazione Frans Johansson nel suo Effetto Medici, favorendo un approccio multidisciplinare che interseca i saperi e in grado di valorizzare anche quegli ambiti non scientifici altrettanto importanti, al fine di convergere su studi complessi e obiettivi fondamentali per il futuro (14) – a maggior ragione quando si tratta di ricerca di frontiera.

L’Osservatorio ExpoTraining, infatti, mettendo a confronto le opinioni di 500 manager di grandi, medie e piccole imprese, oltre che di esperti di formazione e comunicazione (Metodo Cawi su panel pluririsposta), ha ormai consolidato il trend che ha visto crescere la percentuale degli intervistati secondo cui le competenze letterarie, umanistiche e giornalistiche saranno le più preziose tra 10 anni dal 24% del 2017 al 38% del 2019, raggiungendo così il livello di quelle informatico-matematiche (15)(16).

È proprio il CEO di ExpoTraining, Carlo Barberis, a sottolineare l’importanza di queste discipline e delle relative soft skills, “in grado di creare flessibilità, creatività ovvero tutto ciò che serve per fare innovazione. Saper unire questi due mondi (scientifico e umanistico, ndr) ancora troppo distanti, anche attraverso la formazione, è la vera sfida per il lavoro di domani” (16).

L’UTILITÀ DI INVESTIRE IN R&D

Più in generale, sono innumerevoli gli studi che sottolineano il grande ritorno economico oltre che culturale, sia a breve che a lungo termine, dell’investimento in R&D (17)(18)(19).

Già nel 2007 la Commissione europea suggeriva con forza come “maggiori investimenti in ricerca e sviluppo possono incrementare sensibilmente la crescita della produttività, soprattutto se gli elementi del triangolo della conoscenza – R&D, innovazione, istruzione/formazione – sono ben integrati, anche per quanto riguarda la disponibilità di personale scientifico” (20)(21).

L’Osservatorio dei Conti pubblici italiani sottolinea più recentemente come sia anche “importante ricordare che il rendimento degli investimenti in ricerca e sviluppo è estremamente alto (tra il 30 e il 100 percento annuo, secondo alcune stime), in particolare nel lungo periodo e per quanto riguarda la ricerca di base” (22).

Tra i tanti studi in merito, il paper del 1997 “Measuring the Social Return to R&D” del docente di Economia alla Stanford University Charles “Chad” Irving Jones e di John Carroll Williams, attuale presidente della Federal Reserve Bank di New York, dimostra come “usando una stima prudente del rendimento sociale del 30% e un tasso di rendimento privato del capitale del 7%, la spesa ottimale in R&D come quota del PIL è più di quattro volte superiore a quella attualmente spesa” nelle economie avanzate come quella statunitense, attraverso un approccio applicabile a una grande varietà di sistemi (18).

Accertata la convenienza degli investimenti in R&D e delineate le principali componenti del settore, nei prossimi articoli della rubrica analizzeremo con più attenzione quelli che sono i processi di valorizzazione della ricerca, l’evoluzione dell’area R&D nel corso degli ultimi decenni, l’attuale situazione italiana comparata a quella di altri paesi simili, le linee guida europee in merito e le prospettive per il futuro. Affinché quel seme per le nuove generazioni – e non solo – venga piantato e annaffiato al meglio.

FONTI:

Traduzioni delle fonti in lingua straniera a cura dell’autore.

1.Mario Draghi, Le dichiarazioni programmatiche del Presidente del Consiglio, Senato. 17 Febbraio 2021.

2.Piero Martin, Fare ricerca scientifica è come piantare un seme di noce, TED Varese, 2018.

3.OECD, Frascati Manual, Sesta Edizione, par. 64, pag. 30, 2002.

4.UTEP, Basic vs Applied Research, in utep.edu.

5.Federico Ronchetti, A new Run Control Centre for ALICE, in home.cern, 28 Luglio 2014.

6.ALICE Experiment, in alice.cern.

7.CNAO, Adroterapia Oncologica: cos’è, come funziona, cosa cura, in fondazionecnao.it.

8.CNAO, La storia del Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica, in fondazionecnao.it.

9.MIUR, Cos’è la ricerca, in researchitaly.it.

10.HLEG Report, Frontier Research: The European Challenge, Executive summary p.13, Febbraio 2005.

11.NSF, The updated Frascati Manual (7th ed., OECD 2015) provides the definition of research and experimental development (R&D), in nsf.gov.

12.OECD, Science and Technology – Research and Development, OECD Publishing, 2012.

13.Federico Migliorini, Costi di ricerca e sviluppo a conto economico, in fiscomania.com, Novembre 2015.

14.Frans Johansson, Effetto Medici, Harvard Business School Press, 2004.

15.Gianni Rusconi, Il lavoro del futuro? A sorpresa tornano in auge gli studi umanistici, in amp24.ilsole24ore.com, 2017.

16.Osservatorio Expotraining, le materie umanistiche fanno bene all’innovazione.

17. Frank R. Lichtenberg, Donald Siegel, The impact of R&D investment on productivity, 1991.

18. Charles I. Jones, John C. Williams, Measuring the Social Return to R&D, Federal Reserve, 1997.

19. Bronwyn H. Hall, Jacques Mairesse, Pierre Mohnen, Measuring the Returns to R&D, 2009.

20.Relazione Generale della Commissione europea 2006, pag.17, 27, 32.

21.CORDIS, “Da una relazione emerge che gli investimenti nella R&S sono cruciali per la produttività”, 2007.

22.Carlo Cottarelli e Giulio Gottardo, Come rilanciare la crescita investendo nella ricerca, 2020.

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