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E rimetti a noi i nostri debiti (ma noi li ripaghiamo i nostri creditori?)

Duemila venti: anno strano. Iniziare con gli incendi in Australia e continuare con una pandemia tuttora in corso non è il migliore dei modi per passare un anno che, per molti – inclusa la mia famiglia -, doveva rappresentare l’anno della svolta. Eppure la stranezza del 2020 è palese anche e soprattutto per noi economisti (o aspiranti/appassionati tali) perché vi annuncio che quest’anno noi italiani abbiamo battuto un nostro record personale: il rapporto debito/PIL al 161,6%  [stime di Mazziero Research],  una grandezza che non raggiungevamo dal lontano 1920 (ma tu guarda l’ironia della sorte) e che abbiamo addirittura superato (nel 1920, il rapporto era al 160%). Non è questa la sede per discutere degli effetti del debito pubblico sull’economia. Il punto di cui voglio parlare in è la cosiddetta “cancellazione del debito pubblico”; un tema – questo – che è tornato alla ribalta con il tweet di David Sassoli (Partito Democratico, iscritto quindi all’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici) in merito alle strategie per affrontare la crisi economica in corso. Sassoli sostiene che si debba fare, alternativamente, una delle due cose:

A) Annullare il debito pubblico dovuto alla crisi conseguente la pandemia;

B) Emettere delle obbligazioni europee, ossia dei TITOLI DI DEBITO europei.

Tutti gli italopitechi con il sedere a caldo in qualche palazzo del potere (da Letta alla Meloni, passando per Matteo Salvini) hanno gridato al Giubilo: Cristo Santo, avrei voluto vedere voi che reazione avreste avuto se vi fosse stata data la possibilità di stracciare il vostro debito, oppure di farlo pagare a debitori più virtuosi di voi. Ma stiamo vaneggiando.

Qualsiasi studente al secondo anno di economia sa che “Eurobond” significa emissione di altro debito, operazione logicamente ed economicamente antitetica all’annullamento del debito stesso. Qui mi voglio occupare di questa seconda operazione: annullamento del debito pubblico.

Sapete chi detiene una parte consistente del nostro debito pubblico (grazie ad acquisti dei vari BOT, BTP, CTZ e robe varie; fatti ad un ritmo molto superiore alla Capital Key per il nostro Paese)? Esatto, la BCE. E sapete come fa la BCE a comprare questo debito? Con delle operazioni che si chiamano “di mercato aperto”, un agente della BCE va sul mercato secondario (cioè di titoli già negoziati da altri istituti, come banche e fondi di investimento/pensione, visto il Trattato di Lisbona impone chiaramente alla BCE di non acquistare titoli sul mercato PRIMARIO – come faceva, ad esempio, BankItalia negli anni Settanta -) ed offre soldi freschi di stampa a coloro che detengono questi titoli.

Chiunque di voi abbia mai visto un bilancio di una banca (o un semplice bilancio di una società) sa che i titoli acquistati vanno iscritti a Stato Patrimoniale nel lato delle attività (perché quei titoli genereranno dei flussi di cassa che sono entrate per chi li detiene), mentre nel Passivo vanno iscritti i depositi e il circolante (monete e banconote più riserve ove disponibili).

Faccio un esempio: la BCE emette moneta ogni volta che acquista un titolo di debito, il che vuol dire che ogni euro (sia esso una moneta/banconota o moneta bancaria, che per la Banca Centrale rappresenta una passività) ha dietro di sé un collaterale (attività) che ne garantisce il valore. Perché si fa questo? Intuitivamente, perché senza assets (asset che a me piacerebbe fosse solo oro, ma – come ho detto – non è questa la sede per discuterne) che garantiscano il valore della moneta (che, ricordiamolo, è una moneta a corso legale) lo Stato potrebbe emettere moneta in quantità praticamente illimitata, visto che non è necessario avere un collaterale a copertura della moneta. In pratica, senza il vincolo che l’emissione di moneta sia legata ai titoli che la BCE acquista (sulla base di parametri quali il rating, la scadenza ed altri) si realizzerebbe il sogno bagnato di Borghi, Bagnai e dei sovranisti tutti (e a quanto pare anche delle loro controparti estremiste di sinistra). Ma a che prezzo?

Pensiamo infatti a che succederebbe se venisse annullato il debito degli Stati. Ci sarebbe un’enorme massa di moneta (circolante – cioè banconote e monete metalliche) – e depositi) senza alcun collaterale che ne garantisce il valore. E questo significa – al meglio – un’iperinflazione che Weimar era un picnic. Che vuol dire? Che le persone a reddito fisso (lavoratori, pensionati e simili) vedono ridotto il loro reddito reale (cioè i beni e i servizi che possono materialmente acquistare).

E questo è solo uno dei più grandi danni: pensiamo ai risparmiatori (cioè alla gran parte degli italiani): oggi le banche italiane e tutte le società o fondi di investimento/pensione hanno in pancia (o perché obbligati – come i fondi di investimento – o perché i loro clienti glieli hanno chiesti) una enorme quantità di titoli del debito pubblico italiano tra le loro attività. Sapete cosa vuol dire annullare quel debito? Vuol dire ridurre il capitale delle banche ed esporle ad un rischio di insolvenza, visto che i depositanti – con questa forte incertezza – correranno a convertire in moneta circolante i loro depositi. Questo fa fallire le banche (o meglio, quelle che non detenevano un coefficiente di cassa sui depositi pari al 100%, come vuole il nostro Codice Civile), riduce il volume dei prestiti all’economia reale e paralizza le attività produttive inefficienti che sopravvivevano artificialmente con quel credito, fa scendere le quotazioni di borsa di queste aziende (e si verifica quindi una deflazione dei prezzi degli asset) e mette invece ulteriori pressioni rialziste sui prezzi al consumo (aumenta la quantità di moneta in circolazione) conseguente aumento di inflazione dei prezzi al consumo, disoccupazione e tante altre amenità. Per certi aspetti è auspicabile che ciò avvenga, perché tutte le inefficienze del sistema economico e finanziario vengono epurate dal mercato, ma sicuramente si sta peggio rispetto ad una situazione in cui le autorità economiche e fiscali lascino quanto più possibile le decisioni in mano ai soggetti privati in grado – mediante il calcolo economico effettuato grazie alla contabilità, che voi evidentemente non avete mai fatto, – di allocare in modo efficiente le risorse scarse del sistema economico.

Le risorse sono scarse e stampare moneta non elimina la scarsità, fatto naturale ed immutabile dell’azione economica.

Questo per dire ai vari MMTers e socialisti vari (che io amo definire sgarbianamente CAPRE IGNORANTI) che non si gioca con l’economia (frutto dell’azione umana, come Mises insegna), anche perché ogni pianificazione centrale che ci ha provato (Unione Europea inclusa, sia chiaro) è stata storicamente condannata al fallimento. Se conoscete qualche esperienza diversa, dopo essere tornati dal mondo degli unicorni diteci se, alla fine dell’arcobaleno, ci sta una pentola d’oro o una stampante con un mazzetto di banconote.

NOTA:

Se volete approfondire bene il discorso dell’annullamento del debito pubblico vi consiglio di guardare questo video del canale Liberi Oltre, in cui qualcuno molto più competente di me spiega le stesse cose, solo in modo più dettagliato.

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