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Rischio geopolitico: banche versus Russia

Che la Banca Centrale Europea richieda agli istituti di credito di operare in un’ottica stress oriented non è una novità, soprattutto a partire dalla crisi dei mutui subprime. Ragionare in un’ottica worst case è alla base dei principali processi di assessment sulla stabilità delle riserve di capitale e della liquidità delle banche. Il rischio geopolitico coinvolge la stabilità economica delle banche, soprattutto quelle maggiormente esposte all’economia russa. In tale scenario, la BCE sta chiedendo agli istituti finanziari attivi in Russia una comunicazione dei rischi derivanti dalle tensioni diplomatiche e militari. Preme la necessità di una valutazione in termini di liquidità, così come la formulazione delle valutazioni inerenti alla composizione del portafoglio prestiti delle banche. Lo standing creditizio dei prenditori di fondi, sia nel comparto retail che corporate, è fortemente compromesso. L’equilibrio di gestione delle banche è in bilico da un punto di vista sia monetario che finanziario; senza trascurare le forti variazioni nel mercato dei cambi, con il rublo che ha subìto un forte deprezzamento rispetto al dollaro statunitense.

Chi è più a rischio?

Tra i prestatori attivi in Russia maggiormente esposti a potenziali perdite rientra Unicredit, così come Societé Générale Raiffeissen Bank International. Verso le banche europee il debito russo riguarda principalmente finanziamenti a imprese; mentre il peso della vendita al dettaglio e dei mutui è una sottile percentuale nel caso di Unicredit, più consistente nel caso degli altri due istituti, soprattutto Société Générale. Quanto previsto qualche settimana fa il team CEE & Global Emerging Markets di Raiffeisen circa le decisioni politiche di Putin ha spinto la società ad un approccio difensivo; attraverso un ridimensionamento delle esposizioni finanziarie nei confronti della Russia e dell’Europa orientale. Ad inizio febbraio, la società ha dichiarato di aver stanziato 25 milioni di euro per il rischio geopolitico in Ucraina e 21 milioni di euro per le sanzioni in Russia.

Le decisioni della Central Bank of Russia

L’indice azionario MOEX è partito in giornata con un rimbalzo rispetto alla vigilia e alle perdite record mai registrate prima. Il 22 febbraio, la Banca Centrale russa ha comunicato che, per salvaguardare la stabilità del mercato, avrebbe consentito agli istituti di credito e agli istituti non bancari che applicano i regolamenti contabili della Banca di Russia, il diritto di registrare azioni e titoli di debito; acquistati nel periodo dal 18 febbraio al 31 dicembre 2022, al fair value della data di acquisto. Così facendo, si andrà ad operare su dati drogati; che non riflettono il reale valore delle poste prese in considerazione. Bank of Russia ha comunicato in data odierna il suo supporto alle banche russe sanzionate. Per stabilizzare la situazione del mercato finanziario, la Central Bank of Russia ha avviato interventi sul mercato dei cambi e fornire liquidità extra al settore bancario; dichiarandosi pronta a dare

«il supporto necessario alle banche che sono cadute sotto le sanzioni degli stati occidentali. Verranno eseguite tutte le operazioni bancarie in rubli e i relativi servizi verranno forniti a tutti i clienti nel modo consueto. Anche tutti i fondi dei clienti in valuta estera vengono mantenuti e possono essere prelevati nella valuta del conto».

Il fronte ucraino: il rischio geopolitico

La Banca nazionale ucraina ha imposto temporaneamente un limite al prelievo dei contanti dei clienti a 100.000 UAH al giorno (esclusi stipendi e prestazioni sociali); e l’obbligo di vincolare i prelievi in valuta estera, in entrambi i casi ad eccezione delle imprese e delle istituzioni che garantiscono l’attuazione dei piani di mobilitazione del governo (obiettivi) e degli enti che dispongono del permesso speciale della NBU per operare senza pagare commissioni (fonte: National Bank of Ucraine). Un dejà vu, seppur per cause differenti, viene alla mente; se si pensa alla crisi dei Tango Bonds in Argentina e al Corralito Financiero. Una decisione, questa, che l’allora Ministro dell’Economia Domingo Cavallo impose per il congelamento dei conti correnti.

Lo SWIFT

Al centro del dibattito sulle sanzioni da applicare alla Russia c’è la Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication (SWIFT), nata nel 1973 con sede in Belgio. Questa ha la funzione di essere una rete di comunicazione tra banche a livello internazionale. Essendo alla base delle transazioni interbancarie tra paesi, è facilmente intuibile l’importanza di un funzionamento fluido del sistema. Con lo SWIFT ogni banca verifica l’identità dell’istituto a cui invia o da cui riceve pagamenti attraverso il Bank Identifier Code (BIC), un codice alfanumerico associato ad ogni istituto bancario. L’ipotesi riguarda l’esclusione della Russia dallo SWIFT, il che sarebbe una sanzione di dimensioni esorbitanti. Nella pratica equivarrebbe ad un’esclusione dal sistema finanziario internazionale. Per il commercio dei beni da e verso la Russia le controparti sarebbero costrette a cercare soluzioni alternative ai pagamenti, che probabilmente non garantirebbero lo stesso livello di sicurezza. A favore di questa decisione si è espresso Boris Johnson. Tra i fermamente contrari, invece, gli Stati Uniti.

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