Rublo: la Barbarossa dei Russi?
La guerra in Ucraina, con le tensioni nei mercati e nelle finanze connesse, sta creando un’altra vittima in questi giorni: il rublo.
Rublo: l’andamento pre-invasione
Prima che la Russia cominciasse questa guerra, dall’esito non scontato, il rublo russo godeva di una certa stabilità; fino almeno al 2014, anno in cui – a seguito dell’annessione russa della Crimea – si incominciano a intravedere i primi segnali di debolezza. Questo è visibile dal seguente grafico (in cui è riportato il tasso di cambio Euro-Rublo):
In seguito al (comprensibile) rafforzamento post-2014 ed un periodo di alta volatilità del cambio, notiamo una stabilizzazione fino, appunto, ai recenti eventi in Ucraina.
L’invasione in Ucraina: la caduta libera
Lunedì, dopo l’invasione il rublo è sceso di quasi il 30% rispetto al dollaro; portando il suo valore a meno di 1 centesimo di dollaro; con un destino simile per quanto riguarda il cambio con l’euro (il quale si è rafforzato rispetto alla valuta russa). Questo dopo che Stati Uniti ed Europa hanno imposto pesanti sanzioni alla Russia per la sua azione; sanzioni che – tra le altre cose – riguardano l’impossibilità di utilizzare il sistema SWIFT.
Per sostenere la valuta e scongiurare il rischio di una “bank run”, la banca centrale russa ha aumentato i tassi di interesse di riferimento dal 9,5% al 20%; una mossa – questa – che potrebbe mettere a serio rischio la tenuta finanziaria del Paese. Allo stesso tempo, sempre per sostenere il rublo, la banca centrale russa ha attinto alle sue riserve di valuta internazionale, che negli anni precedenti aveva rimpolpato; così come alle sue riserve auree.
Riserve che, ovviamente, non possono durare in eterno; fatto – questo – che potrebbe portare il rublo in territori peggiori di quelli in cui già si trova, soprattutto se i Paesi europei dovessero smettere di acquistare gas dalla Russia (che costituisce tra le principali esportazioni del Paese).
Una svalutazione del rublo rende le merci russe più economiche e convenienti rispetto a quelle europee e americane; cosa che contribuirebbe ad aumentare gli export del paese e tamponare (almeno in parte) la crisi in corso. Ma le sanzioni imposte dalla comunità internazionale, che coinvolgono anche l’acquisto di prodotti russi, potrebbero impedire ciò; e rivoltare contro la Russia i possibili effetti positivi di una svalutazione del rublo. Senza contare che una svalutazione del rublo potrebbe aumentare l’inflazione; che danneggerebbe il russo medio.
Come detto più volte, se è vero che Putin può – almeno teoricamente – ottenere ancora qualcosa dal punto di vista militare; dal punto di vista economico le sanzioni occidentali hanno portato in casa dello Zar la guerra che lui ha portato alle porte dell’Europa. E questo rappresenterebbe, per lui e per il suo entourage, l’inizio di una vera e propria “Operazione Barbarossa” dal punto di vista economico.