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TERZA DOSE DI VACCINO: RISULTATI DA UNO STUDIO IN ISRAELE

Da un recente studio che utilizza i dati preliminari del Ministero della salute israeliano (MOH) sull’incidenza di infezioni confermate e malattie gravi, sono stati confrontati due gruppi di individui di età superiore ai 60 anni: coloro che avevano ricevuto solo due dosi di vaccino e coloro che avevano ricevuto un’ulteriore dose di richiamo (terza dose). Questi dati sono finalizzati a quantificare l’effetto protettivo della terza dose nei confronti di infezioni confermate e malattie gravi.

Il 30 luglio 2021 Israele è stato il primo paese al mondo a mettere a disposizione una terza dose di vaccino Pfizer BNT162b2 contro COVID-19 a tutte le persone di età pari o superiore a 60 anni che erano state vaccinate almeno cinque mesi prima.

Lo studio è iniziato in corrispondenza dell’inizio della campagna di vaccinazione, il 30 luglio 2021, e si è concluso il 22 agosto 2021 in modo da ridurre al minimo i possibili bias da dati mancanti a causa di ritardi nella comunicazione dei risultati dei test. Per quanto concerne il basale, la coorte che aveva ricevuto 2 dosi di vaccini (definita “no-booster”) presentava una maggior prevalenza di uomini (50% contro 43%). Dall’analisi dei dati, emerge che la coorte che aveva ricevuto 2 dosi di vaccino presentava 3.473 infezioni confermate su 4.018.929 soggetti e 330 casi gravi di COVID-19, mentre la coorte di individui che avevano ricevuto la terza dose (definita “booster”) presentava 313 casi confermati di infezione su 3.351.598 soggetti e 32 casi di grave malattia COVID-19. Queste differenze significative vengono corrette per la stima della protezione. La dose di richiamo fornisce una protezione significativa (stimata di 11,4 volte superiore) con diminuzione del rischio relativo di un’infezione confermata e dai risultati emerge l’efficacia della terza dose anche contro la variante Delta attualmente dominante.

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Davide Furnò
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