Torna lo spread e tornano i sovranisti
Ieri la politica italiana tutta, eccetto Marattin, ha deciso di prendere la stessa posizione sulla questione tassi e acquisti di titoli di stato.
La posizione espressa, con le varie particolarità è la seguente:
uno shock di offerta non si combatte con un rialzo dei tassi, specie se viene dall’import di materie prime.
Questo è falso.
1. L’inflazione degli anni 70 è stata dettata da squilibri sul mercato delle materie prime (si
parla di shock petroliferi, 2 per l’esattezza).
2. Volker ha insegnato a tutti come risolvere questioni simili. In particolare, il suo “esperimento” ha dimostrato che agire oggi non serve a nulla, ma le banche centrali si devono impegnare a segnalare le loro intenzioni future, in modo da agire sulle aspettative.
Ecb ha segnalato la strada che vuole intraprendere e lo farà con estrema calma attraverso alcune fasi:
– gli acquisti netti finiranno solo a inizio luglio
– seguiranno 2 anni di reinvestimenti
– Avverrà una riduzione del bilancio della ECB per early repayment del titro Ill e per svalutazione dei titoli in pancia
Quindi ECB si sta impegnando in un sentiero di politica monetaria (ergo Salvini erra quando dice che è un fulmine a ciel sereno)
Questo perché in uno shock di offerta diventa determinante la componente delle aspettative.
Punto critico è che ecb ha annunciato uno scudo antispread, che ancora non è chiaro come funzioni. In buona sostanza, si tratta di un meccanismo di flessibilità capace di indirizzare gli acquisti dai titoli verso paesi “critici”. Capite bene che se questa cosa viene fatta male, significa ledere la credibilità che si cercava di rafforzare al periodo t-1, ergo si tratta di incoerenza nella politica monetaria. A questo si aggiunge il gioco politico italiano del più deficit.
Ma intanto stiamo a vedere come agirà questo scudo e se otterrà gli effetti desiderati (il palantir per ora lo lasciamo al Signore dei Partiti).
3. La fed nella crisi petrolifera degli anni 70, alzò i tassi di interesse ma non riuscì a risolvere l’inflazione, Volker si, perché?
Perché l’azione fu timida e poco credibile (sotto il tasso di inflazione).
4. L’aumento dei tassi, portò ad una mini recessione 1980-1981, perché appunto l’aumento dei tassi così fatto agì sulla domanda aggregata.
Giusto o sbagliato lo lascio decidere a voi, ma è evidente che ad una crisi dal lato dell’offerta non si può rispondere stimolando la domanda.
In tutto ciò, a differenza di quanto dicono i politici, le azioni della FED non hanno alcuna rilevanza rispetto a quelle intraprese dalla BCE.
Il problema reale qui probabilmente è che larga parte della nostra politica è rimasta al concetto di di banca accomandante, e vorrebbe in modo più o meno evidente usare lo stimolo monetario per fare più spesa e più deficit.
È finita la pacchia e porterà pesanti conseguenze, ma non sarà colpa della BCE e dei tassi, ma probabilmente dell’ennesimo vincolo di realtà che stavamo cercando di scavalcare.