Economia, Europa, Scienze economiche

TPI: il nuovo strumento della BCE

La Banca Centrale Europea ieri ha presentato il TPI, un nuovo strumento per contenere gli spread in vista degli aumenti dei tassi decisi per contrastare l’inflazione. Di cosa si tratta? Ne parliamo nell’articolo di oggi.

Per capire di cosa stiamo parlando possiamo dare un’occhiata a ciò che la Banca Centrale Europea stessa ha da dirci, dando uno sguardo al documento pubblicato sul sito. Da quest’ultimo evinciamo che:

“Subject to fulfilling established criteria, the Eurosystem will be able to make secondary market purchases of securities issued in jurisdictions experiencing a deterioration in financing conditions not warranted by country-specific fundamentals, to counter risks to the transmission mechanism to the extent necessary.”

(“Nel rispetto dei criteri stabiliti, l’Eurosistema potrà effettuare acquisti sul mercato secondario di titoli emessi in giurisdizioni che subiscono un deterioramento delle condizioni di finanziamento non giustificato dai fondamentali specifici del paese, per contrastare i rischi al meccanismo di trasmissione nella misura necessaria.”)

Si tratta, quindi, di uno “scudo anti-spread” (come qualcuno l’ha già soprannominato) con il quale si tenta di arginare le possibili conseguenze negative di un rialzo dei tassi per tutti quei Paesi (come l’Italia) le cui finanze pubbliche non sono poi così solide.

TPI: Quali criteri?

Ovviamente questo “scudo” non agisce indiscriminatamente: vi sono dei parametri da rispettare sia per quanto riguarda i titoli ammissibili per l’acquisto sia – in particolare – per quanto riguarda la condizione del Paese beneficiario.

Per quanto riguarda i titoli ammissibili, la ECB si impegna ad intervenire sui titoli compresi fra 1 e 10 anni.

Più interessanti sono, invece, i parametri riguardanti i Paesi beneficiari. Da questo punto di vista, la ECB stabilisce alcuni parametri per determinare se il paese in questione possa o non possa accedere allo strumento. In particolare i criteri di eleggibilità sono 4 e riguardano:

  • Le prime due riguardano il rispetto delle regole di bilancio dell’Unione Europea (procedure di infrazione per squilibri eccessivi e disavanzi eccessivi);
  • La terza riguarda la sostenibilità del bilancio in relazione ad analisi, ove disponibili, di Commissione Europea, MES, FMI e altre istituzioni, unitamente al parere dell’ECB sulla sostenibilità del debito;
  • L’ultima concerne il rispetto del PNRR.

Quanto potrà durare questo impegno da parte dell’ECB?

Stando alle parole di ECB, gli acquisti nell’ambito del TPI verrebbero interrotti nel caso di un miglioramento duraturo o sulla base della valutazione che le tensioni persistenti sui mercati siano sono dovute ai fondamentali del paese.

Le OMT rimangono uno strumento dell’ECB.

Quindi i criteri di accesso sono puramente politici (essendo le procedure di infrazione una questione politica);  ed anzi, si andrà a stressare ulteriormente lo sconfinamento della politica fiscale sul ramo monetario. Per esempio, difficilmente vedremo attivare una procedura di infrazione nei confronti di qualche paese dell’Eurozona (es. Italia), poiché  – appunto  – significherebbe dire che ECB non potrà intervenire con il suo nuovo strumento. D’altro canto, si potrebbe dire che, se un paese non ha procedure di infrazione allora deve accedere allo strumento. Sì, lo so, sto stressando il discorso, ma temo che in uno scenario neanche troppo improbabile la politica italiana riuscirà a tirare fuori questi temi per dare addosso al nemico: siamo italiani, ora salvateci. 

E i problemi strutturali?

Nota ironica a margine: quando viene stabilito che un paese ha un problema strutturale che si fa? ECB lo spiega? No perchè nel caso l’Italia ha un problema strutturale da oltre 40 anni, e probabilmente questa clausola farebbe cadere il castello.

+ posts