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Verso il Quirinale – Giovanni Gronchi

Siamo arrivati alla terza puntata della nostra serie sugli inquilini del Quirinale, per accompagnarvi in questa settimana di elezioni presidenziali. Nella puntata di oggi parleremo del terzo inquilino del Quirinale, Giovanni Gronchi. Cominciamo.

Primi anni ed educazione

Gronchi nasce nel 1887 a Pontedera, in Toscana in una famiglia di condizioni modeste. Di formazione classica, Gronchi si laurea alla Normale di Pisa in lettere nel 1909 con una tesi sullo scrittore Daniello Bartoli.

Prima della Grande Guerra, dove servì come soldato di fanteria dal 1915 al 1918, insegnò filosofia a Parma (1910-1911), Massa-Carrara (1911-1912), Bergamo (1912-1913) e Monza (1913-1915).

L’esordio in politica

Subito dopo la guerra, per Gronchi comincia la carriera politica. Nonostante sin da giovane frequentasse le attività giovanili cattoliche, è nel 1919 che Gronchi partecipò alla vita politica del Paese, con lapartecipazione alla fondazione del Partito Popolare Italiano; del quale entrerà nella direzione un anno dopo, nel 1920.

Nello stesso anno, inoltre, venne eletto deputato e fu chiamato a dirigere la Confederazione Italiana dei Lavoratori, sindacato di ispirazione cattolica.

Sottosegretario per l’industria per il Governo Mussolini dal 1924, si allontanò dal fascismo nel 1926 (dopo la promulgazione delle “Leggi Fascistissime”) per aver partecipato alla “Secessione dell’Aventino”.

L’esperienza nella Democrazia Cristiana prima del Quirinale

Nel 1942, durante la Seconda Guerra Mondiale, cominciano i preparativi per la fondazione della Democrazia Cristiana. Il 29 settembre dello stesso anno, infatti, partecipa assieme a de Gasperi, Grandi e altri alla riunione clandestina nell’abitazione di Giorgio Falck, imprenditore milanese; nel 1943 prende parte, infine, all’approvazione del documento programmatico della stessa.

Eletto, quattro anni dopo, deputato per l’Assemblea Costituente, Gronchi (assieme a Dossetti e Fanfani) diventa uno dei maggiori esponenti della corrente di sinistra della DC; fatto – questo – che gli provoca l’inimicizia dell’allora premier de Gasperi.

Nonostante questo, viene eletto Presidente della Camera dei Deputati nella prima e nella seconda legislatura; periodo durante il quale mostrò una sempre maggiore apertura a compromessi con i socialisti di Pietro Nenni (superando in parte le posizioni centriste “pure” della DC).

Verso il Quirinale

L’elezione di Gronchi al Quirinale è stata, come dimostra la pagina del sito del Colle dedicata a lui, alquanto complessa.

Alle elezioni del 1955, dopo la presidenza Einaudi, al primo scrutinio la Democrazia Cristiana candidò Cesare Merzagora (allora presidente del Senato); e fu solo al secondo scrutinio che emerse il nome di Gronchi, che raggiunse in quell’occasione i 127 voti. Al terzo scrutinio, oramai palese il fallimento della candidatura di Merzagora, anche i voti della sinistra confluirono su Gronchi. Dopo un vano tentativo, da parte di Fanfani, di convincerlo al ritiro, Gronchi venne eletto Presidente della Repubblica al quarto scrutinio con 658 voti su 883.

Una presidenza travagliata

Quella di Gronchi non è stata sicuramente una presidenza facile. Quelli erano, infatti, gli anni iniziali di quella che sarebbe diventata la “guerra fredda”; all’interno della quale Gronchi voleva inserire l’Italia in una posizione di equidistanza dai due blocchi, cercando non di rado mediazioni con le controparti al di là della cortina di ferro.

Famosa, in questo senso, è la sua intervista rilasciata al “The christian science monitor” alla vigilia del suo viaggio per Washington; in cui proponeva l’unione delle due “Germanie”. All’insaputa del governo, Gronchi comunicò questa proposta al (comprensibilmente) interessato ambasciatore sovietico, suscitando la reazione negativa dei componenti più in vista del governo.

Del resto, Gronchi non faceva mistero della sua propensione alle aperture a sinistra; cercò, infatti, di far entrare i socialisti in maggioranza ma ottenne degli effetti opposti (e, per certi versi, negativi) sulla stabilità delle maggioranze e quindi sugli equilibri di governo.

Fine mandato e morte

Le sue posizioni “aperturiste” verso sinistra in politica interna ed estera non hanno consentito, a causa dei dissapori interni con il suo partito, una seconda rielezione di Gronchi; il quale divenne senatore a vita l’11 maggio del 1962. La morte avvenne il 17 ottobre 1978; un giorno che – ironia della sorte – segnò un altro evento importante (e contrario) rispetto ai rapporti Est-Ovest, l’elezione di Karol Wojtyla al soglio di Pietro. Un presidente “anarchico”, insomma; che cercò, contro il suo partito e contro le pressioni degli Alleati occidentali, maggiori aperture e dialogo con le parti al di là della Cortina di Ferro e sull’altro lato del Parlamento; che fece comprendere, però, l’importanza del compromesso e della moderazione in politica (e non solo).

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