Innovazione

Smart Working: Moda passeggera o nuova normalità?

La pandemia ha stravolto le nostre abitudini, sociali e lavorative. La paura del contagio ha ridotto al minimo i contatti fra gli individui, favorendo lo smart working o lavoro agile. Lo smart working ha iniziato dunque ad affermarsi in Italia come fenomeno prevalente, nonostante in altri Paesi fosse già presente prima della pandemia. Tuttavia, lo smart working in Italia è destinato a rimanere oppure sarà l’ennesima moda passeggera? Ne parliamo nell’articolo di oggi.

Che cos’è lo smart working?

Secondo quanto stabilisce la Legge del 22 maggio 2017, n.81, per smart working o lavoro agile si intende “una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato” nella quale non sono presenti vincoli di orario e di luogo, stabilita attraverso un ‘accordo fra datore di lavoro e dipendente. In sintesi, si tratta di una modalità lavorativa che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro, e allo stesso tempo favorire la sua produttività. Inoltre, la legge n.81 del 2017 evidenzia come sia necessario l’uso di strumenti che permettano il lavoro da remoto (pc portatili, tablet e smartphone).

L’utilizzo smart working negli Usa e in Europa durante la pandemia

Secondo un rapporto dell’International Labour Organization, nel 2020, durante i primi mesi della pandemia di Covid-19, il 20% dei lavoratori mondiali ha lavorato da remoto. Se si osservano i dati dello stesso rapporto del 2019, si evidenzia come la percentuale fosse nettamente inferiore (2,9% dei lavoratori mondiali). Negli Stati Uniti, lo smart working non ha costituito una novità, essendo una pratica lavorativa già diffusa. In particolar modo, secondo i dati federali, lo smart working ha raggiunto ad agosto 2020 il 35% del totale sugli occupati. Se osserviamo all’Europa, la crescita del modello smart working è avvenuta in paesi dove le nuove modalità lavorative erano già presenti, ma anche in quelli maggiormente colpiti dalla pandemia. Secondo quanto riporta Eurofund, nel 2020 il 40% dei dipendenti ha lavorato da remoto. L’aumento ha coinvolto in particolar modo Finlandia (60% dei dipendenti), Lussemburgo, Olanda, Belgio e Danimarca (50%), Italia (40%).

Lo smart working è destinato a restare?

Il lavoro flessibile rimarrà o sarà solamente una fase di transizione verso il ritorno alla normalità? Secondo il rapporto ” The 2021Work Trend Index”- The Next Great Distruption is Hybrid Work- Are we ready?- di Microsoft, il lavoro flessibile è destinato a restare. Il rapporto ha analizzato l’evoluzione degli ambienti di lavoro nel corso del 2020 e in particolar modo ha analizzato alcuni aspetti. Nel febbraio del 2021 ad esempio sono state inviate più di 40 miliardi rispetto alo stesso periodo dello scorso anno. Inoltre, è emerso che il 73% delle persone intervistate desidera che il lavoro da remoto prosegua. Addirittura, più del 40% della forza lavoro globale ha intenzione di lasciare il proprio datore di lavoro attuale e solamente il 46% ha espresso l’intenzione di trasferirsi, cogliendo l’opportunità di lavorare da remoto.

In sostanza dunque, lo smart working non rappresenta più una fase temporanea. Per molte persone infatti costituirebbe il giusto equilibrio fra vita lavorativa e privata, garantendo anche un benessere psicologico della persona.

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