Economia, Scienze economiche

FRAUNHOFER: LA VIA TEDESCA ALL’INNOVAZIONE

Una delle grandi questioni che affliggono il Paese è la non troppo rosea condizione degli investimenti (pubblici e privati) nell’ambito della Ricerca e Sviluppo.

Nell’ambito OCSE, l’Italia si colloca al ventisettesimo posto (assieme all’Ungheria) per investimenti in ricerca e sviluppo – con una spesa pari allo 0,5% del PIL ossia circa 9 miliardi di euro, di cui 6 miliardi per la ricerca di base e 3 miliardi per quella applicata – ampiamente superata dalla Corea del Sud (al primo posto con una spesa pari al 4,6% del PIL), Israele (al secondo posto con una spesa pari al 4,5% del PIL) e la Svizzera al terzo. Questo triste primato del nostro Paese ci ricorda molto bene la necessità di sostenere delle spese in questo ambito, soprattutto in considerazione del fatto che questi bassi investimenti in R&D hanno dei forti impatti sulla produttività e sull’efficienza del sistema economico.

Le conseguenze economiche della pandemia iniziata oramai quasi un anno fa hanno dato l’impulso – oltre all’elaborazione del Recovery Plan da parte del governo – all’elaborazione di proposte molto interessanti come il Piano Amaldi, il quale propone di aggiungere 1,5 miliardi al bilancio della ricerca pubblica – di base e applicata – già nel 2021 e continuare fino a raggiungere l’1,1% del PIL nel 2026, in modo da raggiungere l’investimento della Germania. Ed è proprio dalla Germania che partiremo per parlare dell’argomento del post di oggi: i cosiddetti “Fraunhofer”.

Il modello tedesco “Fraunhofer” prende il nome dallo scienziato, ingegnere ed imprenditore Joseph von Fraunhofer, il quale rappresenta la figura di riferimento in termini valoriali dell’intero progetto. Secondo questo modello, avviato nel 1973, la Fraunhofer Society ottiene circa il 70% del suo reddito attraverso contratti con l’industria o mediante l’acquisizione di progetti governativi specifici.

L’altro 30% del bilancio proviene dalla cosiddetta “proporzione 9:1” delle sovvenzioni statali federali e dei Lander e viene utilizzato per sostenere la ricerca preparatoria. Pertanto, l’entità del bilancio della società dipende in gran parte dal suo successo nel massimizzare le entrate derivanti dalle commissioni. Questo modello di finanziamento si applica non solo alla società centrale stessa, ma anche ai singoli istituti. Tutto ciò è funzionale sia a guidare la realizzazione della strategia della Fraunhofer Society (tesa sia a diventare leader nella ricerca applicata sia a incoraggiare un approccio flessibile, autonomo e imprenditoriale alle priorità di ricerca della società).

Sebbene gli istituti Fraunhofer (presenti non solo in Germania, ma anche in Italia, USA ed a livello internazionale) non siano unità giuridicamente indipendenti, l’organizzazione interna della società garantisce un grado molto elevato di indipendenza agli istituti in termini di risultati del progetto, impatto scientifico e soprattutto per i propri finanziamenti.

Tutto questo si traduce, da una parte, in un alto grado di indipendenza in termini di attenzione tecnica, distribuzione delle risorse, acquisizione di progetti e gestione dei progetti. D’altro canto, ciò genera anche la creazione di una certa struttura di incentivi che pone in essere una pressione economica affinché gli istituti mantengano l’orientamento al cliente e al mercato. In questo senso, gli istituti e i loro dipendenti agiscono in modo imprenditoriale e combinano idealmente ricerca, innovazione e imprenditorialità.

I risultati di questo modello sono notevoli. Gli istituti sono attivi su praticamente tutti i settori tecnologici rilevanti per l’applicazione, vale a dire la microelettronica, le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, le scienze della vita, la ricerca sui materiali, la tecnologia energetica o la tecnologia medica. Ad esempio, uno dei successi del modello Fraunhofer più noti è il processo di compressione dei dati audio in formato MP3 il che conferma l’efficacia del modello tedesco nell’impattare in maniera positiva nel mercato e nella società.

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