Economia, Scienze economiche

LA PSICOLOGIA DELLA SCARSITÀ: ESSERE POVERI STANCA

Quando ci manca qualcosa, che si tratti di denaro, tempo libero, calorie o persino compagnia, la nostra mente diventa meno efficiente. “L’idea è che c’è una psicologia che deriva dal non avere abbastanza, e ti fa concentrare pesantemente su ciò che non hai”. Questa è la tesi di Eldar Shafir, professore di psicologia e affari pubblici della Princeton University, sviluppata insieme all’economista dell’Università di Harvard Sendhil Mullainathan. 

Cosa succede alle nostre menti quando sentiamo di avere troppo poco? In che modo il contesto della scarsità modella le nostre scelte e i nostri comportamenti? A partire da questi quesiti i due studiosi hanno iniziato a riflettere sul concetto di scarsità. Secondo le ricerche di Mullainathan e Shafir, la scarsità di risorse non riguarda solo la sfera fisica, causando limitazioni corporee, ma influisce anche su ciò che proviamo e sentiamo. Se ci manca qualcosa – tempo, compagnia, cibo o come vedremo denaro -, allora la nostra mente si concentra più su quell’esigenza insoddisfatta e ciò può comportare sia risultati potenzialmente positivi che altri invece negativi. 

Applicando il concetto in ambito maggiormente economico, ad esempio, questa scarsità di risorse e denaro può indurci a concentrare la nostra attenzione sull’utilizzo di ciò che abbiamo nel modo più efficace al fine di colmare quella mancanza. Analogamente se siamo sottoposti alla pressione di una scadenza a breve termine cerchiamo di ottenere di più da ogni momento. Le distrazioni sono meno allettanti quando ci rimane poco tempo o abbiamo veramente necessità di colmare a breve un’esigenza. Un altro aspetto positivo della scarsità è che, facendoci capire che non abbia risorse illimitate (di tempo, denaro e così via), dobbiamo per forza fare delle scelte, ottimizzare ciò che abbiamo, essere qualcosa e non qualcos’altro.

 D’altra parte, però, la scarsità ci costringe a sacrifici, può colpire le risorse cognitive e causare il fallimento dell’autocontrollo: se abbiamo poco e dobbiamo resistere a mille tentazioni, rischiamo di esaurire la forza di volontà e cadere in abitudini e comportamenti negativi. Siamo così concentrati sull’attuale e urgente scarsità di risorse che non riusciamo a riflettere a lungo tempo adeguatamente. Se per esempio non abbiamo i soldi per procurarci del cibo, allora molto probabilmente preferiamo procrastinare visite e controlli medici a pagamento, perché la scarsità di oggi ci rende miopi alle possibili problematiche di domani.

Shahram Heshmat (University of Illinois at Springfield) sottolinea su Psychology Today come “Una preoccupazione fondamentale nella gestione della scarsità è quella di risparmiare risorse cognitive. La risorsa cognitiva riguarda l’allocazione delle nostre limitate capacità di elaborazione delle informazioni. Ad esempio, si potrebbe suddividere un grande progetto in blocchi progressivamente più piccoli che possono essere completati senza la sensazione di urgenza. Concentrare gli sforzi su uno o, al massimo, alcuni obiettivi alla volta aumenta le probabilità di successo.” 

Una serie di 18 studi coautore di Shafir ha inoltre mostrato che molte persone presentano un forte pregiudizio per cui credono che i poveri siano stati “irrigiditi” dalla povertà, e che quindi siano meno danneggiati ora da eventi negativi o situazioni di scarsità. Ciò è generalmente falso, ma anche gli addetti ai lavori in settori strategici come l’istruzione e l’assistenza sanitaria mentale hanno spesso questo pregiudizio, che va poi ad influire sia sulle relazioni interpersonali che sulla politica.

Shafir evidenzia, in merito ad una delle molte possibili applicazioni in ambito economico di questi studi sulla scarsità di risorse, come “Uno dei classici errori per cui i poveri americani vengono criticati è prendere ‘prestiti payday’, quei prestiti ad altissimo interesse che al momento sembrano una buona soluzione ma due settimane dopo fanno sì che rinnovino un alto interesse.” 

Chiunque, però, in situazione di grande scarsità potrebbe cadere in queste trappole, persino i sofisticati studenti di Princeton a cui il team di studiosi di Shafir ha proposto un esperimento su tali prestiti ‘payday’. In un contesto di scarsità di tempo, infatti, pure loro commettono gli stessi errori osservati tra le persone più povere, arrivando alla fine dell’esperimento-gioco con meno soldi dei colleghi che avevano a disposizione più tempo per decidere.

Essere poveri di risorse richiede quindi tanta energia mentale e coloro che hanno mezzi più limitati – che si tratti di coltivatori di canna da zucchero in India o di centri commerciali del New Jersey – hanno maggiori probabilità di commettere errori e decisioni sbagliate rispetto a quelli con più risorse. Tutti questi aspetti sono necessariamente da tenere in considerazione quando ci relazioniamo con situazioni di scarsità, qualsiasi tipo di scarsità si tratti, e possono influire notevolmente su come prendiamo le nostre decisioni, dalle più semplici a quelle cruciali.

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